Da Milano a Brescia. E’ questo il passaggio della sede del processo che si sta svolgendo nei confronti di Guido Podestà, Presidente della Provincia di Milano, accusato di aver organizzato liste di firme false al fine di presentare il listino della coalizione pro Roberto Formigoni Presidente della Regione Lombardia.
“Legittimo sospetto”. Questa la causa che ha indotto il giudice Monica Amicone a trasferire il processo presso Brescia. La causa è lo scontro fra il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati e l’aggiunto Alfredo Robledo. Di “evidente gravità, non altrimenti eliminabile, della situazione locale, idonea a turbare lo svolgimento”, avevano parlato Gaetano Pecorella e Paolo Veneziani, difensori di Podestà ed altri 4 consiglieri accusati. Secondo i legali del forzista, tra Bruti Liberati e Robledo si sarebbe verificata “un’anomala e irrituale duplicazione” del procedimento.
Le firme false sono il punto di scontro tra procuratore capo e l’aggiunto. Su questo dovrà esprimere un parere il Csm (Consiglio superiore della magistratura), anche perché Bruti Liberati ha accusato Robledo di non averlo messo al corrente rapidamente dell’iscrizione nel registro degli indagati di Podestà. L’aggiunto, al contrario, giura di avere immediatamente informato Bruti Liberati circa l’interrogatorio della teste Clotilde Strada (che aveva espresso più elementi d’accusa Podestà). Protestano i legali: questo è “uno scontro che in soli due mesi ha travalicato il limite del confronto tra i due coinvolgendo, oltre all’ufficio del pm, le correnti esistenti in seno alla magistratura e determinando all’interno della sede giudiziaria milanese una situazione così grave da turbare lo svolgimento del processo a carico di Podestà”. Insomma, un cambio di sede più che giustificato da parte dei formigoniani.
Daniele Errera