Politica e social network: ecco perché spostano pochi voti
I social network non sono determinanti per orientare il voto degli elettori. E’ questo il risultato dell’analisi condotta dall’istituto di ricerca sociale Ferrari Nasi & Associati per l’associazione culturale Liberadestra, ispirata da Gianfranco Fini, ex leader di Alleanza Nazionale e già vicepremier.
Lo studio condotto da FN&A si basa sui dati prodotti dal report 2016 effettuato da We Are Social, agenzia specializzata nell’analisi dei social media nonché nella comunicazione, marketing e digital PR.
Politica e social network: ecco perché spostano pochi voti
Secondo i dati di WAS, meno di 2 italiani su 3 si distinguono per l’utilizzo di internet. Un dato che, nell’elaborazione di FN&A – che si basa su un elettorato di circa 50 milioni di persone – vede presenti sul web poco più di 30 milioni di elettori. Di questi, 10 milioni utilizzano anche Facebook, mentre appena 3 milioni e mezzo si sanno destreggiare con Twitter. Dati che portano rispettivamente al 21% (Facebook) e al 7% (Twitter) la percentuale di elettorato coinvolta dalla comunicazione politica sui principali social.
Inoltre, come spiega Ferrari Nasi, anche la relazione tra opinion leader e gruppo affine non sembra funzionare particolarmente sui social, con le ultime analisi che non vedono correlazioni tra “gli stimoli circolanti nelle reti sociali in azioni concrete, come le decisioni di voto”. Tradotto: chi partecipa a discussioni politiche sui social ha già le proprie convinzioni. Anche in formazioni nuove come il M5S, che sembra basare il proprio consenso più sull’azione politica costante che sul “semplice messaggio on-line”, con un elettorato tendenzialmente meno giovane e (e quindi meno social) rispetto a quello di altri partiti, come PD e Fratelli d’Italia.