Politica, Roma, Bertolaso, Renzi: è un Silvio Berlusconi a tutto tondo quello che emerge ai microfoni di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Il leader di Forza Italia ha infatti concesso una lunga intervista ai microfoni della trasmissione “Ecg Regione”, condotta da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio. Tra gli argomenti trattati, si è parlato soprattutto della sua assenza dalla politica e di un possibile ritorno in campo. Berlusconi sembra chiaro: “la politica non mi è mai mancata. Non ho fatto politica perché ne fossi appassionato, ma per il mio senso di responsabilità verso l’Italia e gli italiani. E’ lo stesso senso di responsabilità che mi spinge ad impegnarmi anche ora”. Una responsabilità che però, come afferma lo stesso Berlusconi, regala ancora soddisfazioni: “non posso fare un passo senza che qualcuno mi chieda un selfie, ogni volta che vado in giro si blocca il traffico [..] Mi sento più amato di qualche anno fa. In molti hanno capito cosa mi è stato fatto. In molti forse mi rimpiangono”.
Berlusconi parla anche della situazione italiana e delle ultime vicende politiche. E la sua visione è molto critica: siamo più poveri e più indebitati, più preoccupati per il futuro. E poi non parliamo delle tasse, la Corte dei Conti ha detto che la pressione fiscale dell’anno scorso è stata la più alta dall’inizio del secolo. Non so come faccia il Presidente del Consiglio a dire agli italiani che ha tagliato le tasse, ci vuole un bel coraggio.. Con i nostri governi gli italiani hanno sempre pagato meno tasse, non abbiamo mai messo le mani nelle loro tasche. Gli italiani con noi avevano più lavoro e più fiducia nel futuro. Il debito pubblico dopo di noi è aumentato di quasi 300 miliardi di euro. Siamo in una situazione che vede più tasse, più debito, più disoccupazione e purtroppo anche più immigrati”.
E dall’Italia si passa a Roma, la capitale che tra qualche mese andrà ad eleggere il nuovo sindaco, e per il quale Berlusconi si sta spendendo molto, sostenendo la candidatura del “suo” Guido Bertolaso, il quale rappresenta: “la più grande opportunità che Roma abbia avuto dal dopoguerra ad oggi. Finora i professionisti della politica hanno dimostrato da sindaci di non essere all’altezza. Hanno lasciato solo debiti su debiti, clientele, buche nelle strade. Per rilanciare una città complessa afflitta da degrado, non c’è bisogno di politici o di poeti, c’è bisogno di manager navigati, che abbiano capacità comprovate. In questo senso Bertolaso è il manager numero uno al mondo [..]” – e non risparmia paragoni importanti: “è il nostro Rudy Giuliani, è un sindaco che come Giuliani può imporre la tolleranza zero e risolvere tutti i giganteschi problemi della capitale. Stiamo proponendo ai romani una possibilità insperata. La possibilità di poter contare su un fuoriclasse del fare. A Roma serve una guida eccezionale, non uno dei tanti chiacchieroni della politica.” Bertolaso quindi unica speranza per Roma, un nome che non ha paragoni: “il confronto sull’adeguatezza tra Bertolaso e gli altri candidati in campo è di 10 a 1, Bertolaso 10 e gli altri anche meno di 1. Gli altri sono campioni del bla bla bla, Bertolaso è un campione del fare, io gli ho visto fare dei miracoli in varie emergenze”.
Berlusconi, Roma: “non mi sento pugnalato. Berlusconi è come Batman, ha la corazza di kevlar”
E tra gli altri candidati ci dovrebbe essere anche Giorgia Meloni, la quale in prima battuta aveva sostenuto il candidato di Berlusconi, salvo poi lanciare la sua candidatura con il sostegno di Matteo Salvini. Alla domanda sul “tradimento” dei suoi alleati, Berlusconi risponde: “Non mi sento pugnalato. Berlusconi è come Batman, ha la corazza di kevlar. Questa situazione nel centrodestra serve solo a creare confusione e a favorire Pd e 5 Stelle. Vale la pena ricordare che fummo io, Salvini e Meloni a chiedere a Bertolaso di rinunciare alla sua missione in Africa e a candidarsi. Roma è la nostra capitale, non può essere lasciata nella crisi e nel degrado. A Bertolaso abbiamo detto che lo ritenevamo l’unico capace di risollevare Roma. Quando per un capriccio si rompe l’accordo, si rischia di fare un regalo sul piatto d’argento agli avversari, davvero da non crederci”. Una situazione diversa dal “tradimento” di Alfano e Verdini: “sono cose molto diverse – ha spiegato Berlusconi – con Verdini ci siamo trovati su posizioni politiche che non erano compatibili. Lui riteneva fosse giusto sostenere Renzi, noi invece no, perché avevamo creduto di poter modernizzare il Paese con Renzi, attraverso riforme progettate e approvate insieme. Poi invece abbiamo capito che Renzi voleva solo creare un sistema costruito su stesso, con un’unica Camera che fa le leggi, un unico partito che ha la maggioranza in questa Camera e un unico leader che tiene in mano il partito. Quello che si può chiamare tranquillamente un regime. Non ho rancore nei confronti di nessuno, penso che chi è eletto dagli elettori di una parte politica non può tradire il voto, se non se la sente di continuare con quel partito, deve dare le dimissioni, anziché passare dalla parte di un governo abusivo e illegittimo”.
Critiche anche a Matteo Renzi, quindi, al quale Berlusconi però non vuole essere paragonato: “non mi sento copiato. Abbiamo una storia completamente diversa. Io ho dimostrato il mio valore sul campo, sapendo innovare nell’edilizia, nell’editoria, nella tv, nel calcio. Solo dopo queste esperienze, mi sono visto costretto a scendere in campo, per il terrore che la sinistra comunista potesse prendere il potere in Italia. Renzi invece si è catapultato a Roma con voti non suoi, dei bersaniani da un lato e dall’altro di quelli che hanno tradito il centrodestra. E’ un governo che calpesta la sovranità del popolo”. Ma non ci sarà una sfida Berlusconi-Renzi nel 2018: “non mi interessa. A me interessa solo che l’Italia non cada nelle mani di qualcuno che sia un autocrate, o di un movimento pauperista e giustizialista come il M5S. Mi interessa che non si realizzi un regime come quello che verrebbe fuori dalle riforme di Renzi. Gli italiani devono capire che si tratta di un grande pericolo”.
E chiude con un consiglio agli italiani: “è un momento difficile per coloro che hanno la fortuna di essere ancora ragazzi. Gli direi di fidarsi del proprio intuito, di non farsi demotivare da chi non crede nel futuro. Gli direi di porsi sempre traguardi ambiziosi e di mettere in campo tutto l’impegno e i sacrifici necessari per raggiungerli, io ho sempre fatto così. Bisogna crederci. Chi ci crede combatte, supera tutti gli ostacoli e vince”.