Di Maio dai diplomatici Ue, la svolta governativa del M5S
Il tour è appena iniziato. Luigi Di Maio, vice presidente della Camera e probabile candidato premier del Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni politiche, ieri ha incontrato a Roma gli ambasciatori dei 28 membri dell’Unione Europea. Tra qualche settimana, poi, farà visita ad alcune cancellerie che contano nel vecchio Continente mentre per domani è attesa la “missione” in Russia di Alessandro Di Battista e Manlio Di Stefano, entrambi componenti della Commissione Affari Esteri della Camera. Anche se non è previsto alcun incontro con il Presidente Vladimir Putin, l’agenda è comunque piena di impegni “istituzionali” con rappresentanti del governo federale e del partito di maggioranza russo. Tutto questo è il prodotto di quel processo di “normalizzazione” – come lo ha chiamato il settimanale britannico The Economist – in atto nel Movimento 5 Stelle che si concluderà con le elezioni del 2018 quando i grillini sfideranno il Pd di Renzi per governare il paese.
Com’è andato l’incontro tra Di Maio e gli ambasciatori Ue
Dietro ai “no comment” di circostanza, sembra proprio che l’incontro di ieri con i diplomatici europei sia stato produttivo per entrambe le parti: Di Maio, e quindi il Movimento, da una parte e i rappresentanti in Italia degli stati membri, dall’altra. Anche sui temi del dibattito rimane il più stretto riserbo. Ma i dossier sul tavolo si possono ben immaginare perché sono gli stessi che le cancellerie europee hanno dovuto affrontare negli ultimi mesi: lotta al terrorismo, immigrazione, prospettive economiche dell’Unione. “Sono contento e onorato di essere qui” ha detto Di Maio al suo arrivo in via della Camilluccia, sede dell’ambasciata olandese dove si è tenuto l’incontro. Secondo la Stampa – che cita due fonti presenti in sala – il clou della discussione si è avuto quando i diplomatici hanno chiesto conto al vicepresidente della Camera del referendum sull’uscita dall’euro proposto in più occasioni dal Movimento 5 Stelle. “All’inizio siamo stati troppo duri” avrebbe risposto Di Maio ammettendo un errore di valutazione nei confronti dell’Unione Europea e della moneta unica. Poi però il vicepresidente della Camera, secondo il Corriere della Sera, avrebbe comunque proposto “due monete diverse” a due velocità, “una per il nord e una per il sud Europa”. L’incontro comunque è andato bene per entrambi e lo stesso Di Maio ha riscosso parecchio successo tra i diplomatici, alcuni dei quali hanno colto l’occasione per invitarlo nei rispettivi paesi.
Perché il Movimento 5 Stelle si sta “normalizzando”
La “normalizzazione” di cui ha scritto l’Economist in un ritratto piuttosto lusinghiero della candidata grillina a Roma, Virginia Raggi, non è l’unico endorsement al movimento proveniente dall’estero. Il fenomeno del Movimento 5 Stelle ha raccolto attenzione e consensi anche da altri importanti quotidiani britannici come il Financial Times e il Guardian che in un articolo di ieri scriveva: “L’ascesa di figure politiche raffinate come Raggi segna in Italia un importante punto di svolta per il partito ed è un segno che questo potrebbe andare oltre Grillo”. D’accordo anche il giudice costituzionale ed ex Presidente del Consiglio Giuliano Amato, uno non proprio vicino –per idee e biografia – al Movimento di Grillo e Casaleggio. In un’intervista al Foglio di qualche giorno fa infatti Amato aveva preconizzato una “mutazione genetica” in corso dei grillini: “Io metto in fila i fatti – aveva detto l’ex premier – osservo che in passato il Movimento 5 stelle era un movimento, un partito, che puntava a portare in Parlamento i portavoce del popolo minuto: uno di noi il più semplice di noi. Oggi a Roma è candidata una brava e giovane avvocatessa. A Torino c’è una giovane e brava bocconiana. A Milano hanno scelto di sacrificare una disoccupata. Mi pare un modo per catturare un pubblico trasversale, lo stesso che a mio avviso in America oggi voterebbe Sanders: i giovani colti”. Diversa dal solito inoltre è stata la reazione dei grillini agli attentati che martedì mattina hanno colpito Bruxelles. Nell’occasione molti pentastellati si sono avvicinati addirittura ad alcune posizioni del Presidente del Consiglio Renzi, in totale contrasto con i violenti attacchi rivolti all’Europa dal leader della Lega Nord Matteo Salvini, spesso accusato con i grillini di “populismo”. Un altro segnale, quest’ultimo, della “svolta” governativa del Movimento.
I rapporti con il Vaticano
Così, nonostante il cambio di passo delle ultime settimane, il Movimento si muove da mesi per costruire e tessere le proprie trame nei salotti che contano. E un particolare sforzo è stato fatto nei rapporti con il Vaticano. Molti infatti hanno visto nella scelta di Grillo di recedere sulla stepchild adoption come il frutto di un avvicinamento permanente tra i vertici del Movimento e la Santa Sede. Perché, si sa, i voti dei moderati e soprattutto dei cattolici sono ancora tanti in Italia e fanno molta gola ad una forza politica che aspira a governare il paese. Mediare, sedurre e vincere. Questa la sfida che attende il Movimento 5 Stelle nei prossimi mesi.
Giacomo Salvini
Twitter @salvini_giacomo