Caso Regeni, che cosa rischia l’Italia
“Se il 5 aprile sarà una giornata vuota confidiamo in una risposta forte del nostro Governo. Forte ma molto forte. E’ dal 25 gennaio che attendiamo una risposta su Giulio”. La mamma di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso al Cairo due mesi fa, nel corso della conferenza stampa organizzata a Roma insieme al Senatore Luigi Manconi, Presidente della Commissione per i diritti umani, lancia un ultimatum al governo egiziano.
Caso Regeni, Perché proprio il 5 aprile?
La data citata dalla madre di Regeni non è scelta a caso. Quel giorno infatti si terrà a Roma un incontro tra la polizia del Cairo e gli investigatori italiani in cui verrà consegnata tutta la documentazione richiesta dall’inizio dell’inchiesta. All’interno anche le prove, tutte ancora da verificare, dell’ultima pista: quella della banda di sequestratori, uccisi il 24 marzo scorso dalla polizia egiziana e che sarebbero, secondo il governo egiziano, i veri responsabili dell’omicidio di Giulio. Ma gli inquirenti italiani rimangono scettici. Così come i genitori del ricercatore ucciso.
Caso Regeni, le conseguenze di una rottura
Se l’Italia dovesse rifiutare la versione egiziana, le relazioni diplomatiche tra i due paesi potrebbero subire una forte scossa. Lo conferma a Libero, Antonio Panzeri, eurodeputato Pd.
Una cosa però è bene considerarla: se come molti credono c’ è stata una responsabilità dei servizi segreti e se magari sussiste un conflitto interno fra diverse espressioni del regime, allora sarà molto difficile ottenere pieno accesso alle informazioni. Considerare questo elemento non significa abbandonare la ricerca della verità, che è doverosa. Ma capire che questa verità non sarà raggiunta facilmente e che conoscerla potrebbe avere un prezzo, ivi compreso mettere in sofferenza le relazioni diplomatiche per l’ Egitto e l’Italia.
A risentirne non sarebbero però solo le relazioni diplomatiche ma anche le relazioni commerciali tra i due paesi. Come si legge sul sito della Farnesina:
L’Italia è il primo partner commerciale dell’Egitto in Europa ed il terzo a livello mondiale (dopo Cina e USA): per le esportazioni egiziane, con forte incidenza della componente petrolio, mentre per le esportazioni italiane con prevalenza della componente macchinari e beni strumentali.
In base ai dati dell’ISTAT riguardanti il 2014, l’interscambio è ammontato a 5.180 milioni di euro (+9,9%), le esportazioni italiane verso l’Egitto si sono attestate a 2.784 milioni di euro, mentre le importazioni italiane dall’Egitto sono state di 2.369 milioni di euro. Il saldo, positivo per l’Italia, è stato di 388 milioni di euro.
Per quanto riguarda i settori trainanti, particolare dinamismo e’ stato registrato per le esportazioni italiane del comparto della meccanica strumentale, che si mantiene, con circa il 35% del totale, la principale voce dell’export italiano verso il mercato egiziano, seguito da prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, prodotti chimici, articoli di gomma e materie plastiche, prodotti tessili e abbigliamento.
Il 5 aprile arriverà dunque la verità? Secondo il Corriere no.
Si scoprirà davvero il 5 aprile? Certo non depongono a favore di una vera intenzione di cambiare atteggiamento le dichiarazioni del ministro dell’interno egiziano, Magdi Abdel-Ghaffar, a margine dei lavori parlamentari, secondo quanto riporta il quotidiano Al Ahram. Il superministro della sicurezza dice che a rendere difficile l’individuazione dei torturatori e assassini di Giulio Regeni, non è il goffo tentativo di nascondere la verità, ma le campagne ostili della stampa.
Che sia vero, o sia l’ennesimo depistaggio, lo sapremo, forse, il 5 aprile.