Sicurezza nucleare: il vertice di Washington e le fobie dell’Occidente
Sicurezza nucleare: il vertice di Washington e le fobie dell’Occidente
A seguito delle drammatiche vicende di Bruxelles, in tutto l’Occidente sembra essersi sviluppata una crescente e ipertrofica fobia per ciò che concerne una nuova minaccia, di stampo nucleare, all’interno dell’ormai generalizzato e molecolare confronto con il terrorismo di matrice islamico-radicale. Le ultime indagini, partite dai fatti di Zaventem, rivelano oggi una intricata rete neuronale europea di cellule stragiste sopite e potenzialmente attivabili, alla stregua di vulcani quiescenti, con difficile possibilità di prevenzione a priori. Inoltre, la fitta presenza di reattori nucleari operativi sparsi nel cuore del Vecchio Continente, 130 secondo i dati della World Nuclear Association di cui 58 in Francia, pone una necessaria riflessione sulle certezze della difesa condivisa e della sicurezza della comunità globale. Sulla base di tale complessa tavola rotonda proveranno a confrontarsi a Washington, tra domani e venerdì, quasi 50 capi di Stato e di governo dei paesi membri in occasione del Quarto Vertice per la Sicurezza Nucleare ospitato da Barack Obama. Per l’Italia sarà presente il premier Renzi.
Sicurezza nucleare: la posta in gioco
Senza voler cedere a facili allarmismi o ad un panico dilagante che rischierebbe di paralizzare alla radice non soltanto le quotidiane vite del mondo occidentale, quanto l’attuazione di una seria reazione di stampo collettivo, politico e razionale, la posta in gioco del dossier nucleare si presenta più che mai ricca. Vi saranno da dipanare i nodi relativi alla gestione della Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), al suo coordinamento ed alla sua autorità in ambito di gestione e prevenzione del rischio. Autorità che oggi alcune potenze influenti del mondo, leggasi la Russia di Putin, ancora faticano ad accettare. Non è infatti un caso che proprio Mosca non sarà presente al vertice di domani. A questa defezione importante va aggiunta anche quella della Cina e di Xi Jinping con il quale però il presidente Obama terrà un vertice bilaterale a margine dei lavori del congresso.
Sicurezza nucleare: una valutazione politica lungimirante
Altra grande questione che verrà certamente affrontata dai capi di Stato e di governo sarà naturalmente quella legata alle nuove iniziative di salvaguardia e controllo da apportare all’interno del settore della produzione di materiale fissile atomico e del trattamento dell’energia nucleare per scopi scientifici, militari e produttivi. Per far ciò, i grandi dovranno senz’altro sapersi affidare di concerto ad una valutazione politica internazionale lungimirante, scevra da qualsiasi avventuriero sentimento semplicistico di ostilità e belligeranza. Servirà insomma una strategia d’informazione collettiva che metta al centro i dati e le sinergie d’azione, per far fronte ai sentori di una potenziale guerra atomica provenienti dalla sfera d’influenza del terrorismo fondamentalista.
Alcune intercettazioni, filtrate dal monitoraggio d’osservazione dei servizi segreti, riportate dal quotidiano inglese The Times, paleserebbero l’intenzione, da parte dello Stato islamico, di avvalersi dell’utilizzo di armi radiologiche: le bombe sporche. Tali ordigni uniscono alla forza della detonazione convenzionale, lo spargimento di sostanze radioattive nell’ambiente, spesso scorie nucleari o rifiuti radioattivi di origine ospedaliera, per un danno a lungo termine. Rendere più arduo il raggiungimento del nocciolo di raffreddamento e delle camere di stoccaggio e conservazione del materiale fissile nucleare nonché sovrintendere con maggiore cautela l’utilizzo dei traccianti radioattivi nei presidi ospedalieri europei, saranno certamente altri spunti di discussione del dibattito che si appresta ad animare la capitale statunitense.
Riccardo Piazza