Il giorno dopo il j’accuse di Ignazio Marino (“Se avessi seguito i consigli del Pd a quest’ora sarei in cella d’isolamento”) dai corridoi del Parlamento e del Nazareno arrivano le prime repliche all’indirizzo dell’ex primo cittadino di Roma.
Inizia Stefano Esposito, già assessore nella terza giunta Marino. “Io avrei orchestrato una campagna di stampa contro lui, attraverso Atac? Balle – risponde Esposito al Corriere della Sera – Era lui che all’epoca difendeva lo status quo e diceva che l’azienda era a posto. L’ex vicesindaco Causi disse a Marino di andarsene a Filadelfia? Altra bugia. Nessuno gli disse questo. Negli States c’è sempre andato da solo anche quando qualcuno di noi gli sconsigliava di farlo”. E su Repubblica rincara la dose: “Abbiamo mandato a casa un bugiardo. Ci vorrebbero delle categorie mediche che neppure conosco per definire Ignazio Marino”.
Marino, Bersani smorza i toni
E se l’ex vicesindaco Marco Causi si dice “basito” per le parole di Marino, Pier Luigi Bersani, intervistato da Radio Cusano Campus, prova a smorzare i toni, puntando il dito contro Renzi: “Sono dispiaciuto che le cose siano andate così. In una famiglia, in un partito, in una città, possono succedere disgrazie e cose gravi, il problema è come si reagisce. Quando ci siamo ritrovati in mezzo a Mafia capitale, in una situazione complicata e tesa, lì abbiamo fatto l’errore. In quel momento bisognava elaborare il lutto in compagnia, dicendoci tutto quello c’era da dirsi. L’idea invece di tranciare, commissariare, impedire la discussione, via via ha portato a incrudire la situazione. Non ci sarebbe stato bisogno di scrivere libri, se ci fosse stata una discussione interna al partito. Questo difetto originale ce lo trasciniamo ed è destinato certamente ad indebolirci”.