Perché dormiamo? E l’abbiamo sempre fatto così?
C’è chi dopo sei ore a letto è fresco come una rosa e c’è chi invece ha sempre sonno anche dopo dodici ore sotto le coperte. Vada come vada, tutti abbiamo bisogno di dormire. Già, ma perché dormiamo?
Il sonno è una di quelle cose indispensabili come l’aria, l’acqua e il cibo. Non ne possiamo proprio fare a meno. Eppure studi scientifici e anni di ricerche non hanno ancora dato una risposta definitiva alla domanda sul perché dormiamo.
Apparentemente, non è una buona idea. Chiudiamo gli occhi e cadiamo in uno stato di semi-incoscienza per ore e ore. Non abbiamo idea di quello che succede intorno a noi. Se siete tra quelli che hanno il sonno pesante sapete bene che significa. Siamo vulnerabili. Per un animale che vive la sua vita all’aperto, dormire significa esporsi quotidianamente a un’infinità di rischi.
Perché dormiamo allora?
Eppure dormiamo. Tutti. Vale allo stesso modo per chi ha sempre sonno e per chi a letto cerca di passarci il minimo sindacale. I delfini lo fanno con mezzo cervello alla volta e tenendo un occhio aperto e uno chiuso: si chiama “sonno uniemisferico alternato”. Stessa storia per i coccodrilli. L’elefante se la cava con tre ore. Alcuni ricercatori hanno condotto studi su organismi come le mosche arrivando alla conclusione che sì, anche loro attraversano fasi che possono essere definite di sonno.
Non sappiamo esattamente perché dormiamo ma sappiamo che il sonno aiuta il nostro cervello a fare ordine, a elaborare i ricordi, a bilanciare le emozioni legate alle esperienze che abbiamo vissuto. Il sonno contribuisce alla produzione dell’ormone della crescita. Risparmiamo un po’ d’energia ma neanche tanta: la differenza tra dormire e starsene semplicemente sdraiati sul letto è più o meno 120 calorie, hanno evidenziato alcune ricerche. Quel che è certo è che non dormire fa piuttosto male. Chi soffre d’insonnia è più propenso a sviluppare ansia e depressione ma anche obesità.
Centinaia di migliaia di anni di evoluzione non hanno cambiato le carte in tavola: il sonno ha sempre fatto parte di noi e già questo basterebbe come prova della sua importanza. Ma c’è di più: il modo in cui dormiamo si è evoluto, infatti. Non è sempre stato uguale. Migliaia di anni fa si è sviluppata la fase REM (Rapid eye movement), quel momento nel quale il cervello lavora le informazioni che ha assimilato. Durante la fase REM gli occhi si muovono involontariamente e l’attività cerebrale aumenta: il cervello rielabora le esperienze fatte nella giornata. Senza, probabilmente non saremmo quel che siamo.
Uno studio del 2015 ha evidenziato come l’uomo spenda nella fase REM il circa un quarto del tempo trascorso a dormire. Nel caso degli altri primati, si scende tra il 5 e il 10 per cento: non sorprende che il nostro cervello abbia bisogno di elaborare più informazioni, considerato il livello di complessità delle interazioni umane.
Insomma, c’è ancora tanta strada da fare per comprendere a fondo perché dormiamo. In attesa che gli scienziati ci capiscano qualcosa di più possiamo chiudere gli occhi e farci un sonnellino. Ci farà bene.