Addio a Zaha Hadid: la (controversa) signora delle curve
Zaha Hadid: oltre 30 di carriera, fatti di edifici sinuosi in cui le leggi della fisica sembravano non esistere si sono interrotti ieri in un ospedale di Miami. Zaha Hadid, brillante architetto iracheno-britannica, ricoverata per una polmonite, si è spenta giovedì all’età di 65 anni per arresto cardiaco. Ma non è tutto oro quel che luccica: l’artista si trovava da anni nel mezzo di accese polemiche sull’“etica” di chi commissionava le sue opere.
Zaha Hadid: il segreto del suo successo
Nata a Baghdad il 31 ottobre 1950, laureata in matematica all’American University di Beirut e in architettura presso l’Architectural Association di Londra, Zaha Hadid ci ha sicuramente lasciato un mondo un po’ più bello di prima. La Vitra Fire Station e il Landesgartenschau a Weil am Rhein, il Bergisel Ski Jump a Innsbruck, il Richard and Lois Rosenthal Center for Contemporary Art a Cincinnati, il Bmw Central Building a Lipsia, il museo di arte contemporanea Maxxi a Roma e il London Aquatics Centre a Londra sono solo alcuni esempi del lavoro di un’artista poliedrica, mai banale.
Famosa per le sue forme spesse e curvilinee, è stata la prima musulmana a vincere il Pritzker Architecture Prize assegnato dalla Royal institute of British architects (Riba). Il suo Heydar Aliyev Center a Baku, Azerbaigian, è stato definito da Pierce Gough “puro e sexy come la gonna svolazzante di Marilyn”. Il suo talento è stato trasmesso anche alla moda con la creazione di collezioni di calzature e gioielli.
Zaha Hadid: le controversie
In molti hanno criticato le scelte “etiche” dell’architetto. Hadid ha lavorato molto spesso in Paesi in cui i diritti civili erano fortemente compromessi. Nel 2012 lo Spectator scrisse: “Hadid preferisce lavorare con dittatori e tiranni (…) il suo design va benissimo ai regimi repressivi”. Proprio mercoledì scorso, Amnesty International ha pubblicato un rapporto sulle condizioni dei lavoratori dello stadio Al Wakrah in Qatar, un suo progetto assai prestigioso. Oltre mille operai sono morti nella costruzione dell’edificio e i diritti sindacali sono pressoché assenti. Di fronte alle critiche Hadid rispose: “Non ho niente a che fare con i lavoratori. Penso sia un problema del governo. Speriamo che la faccenda venga risolta”. Il critico Paul Goldberger scrisse su Vanity Fair che la Hadid aveva un peso “etico” da considerare nella faccenda degli operai sfruttati perché “nessuno obbliga un architetto ad accettare un lavoro che porta con sé un così serio compromesso etico”.
Federica Albano