Sondaggi Islanda, i Panama Papers fanno volare il Partito Pirata
Sondaggi Islanda, i Panama Papers fanno volare il Partito Pirata
Il Partito Pirata islandese vola nei sondaggi grazie allo scandalo Panama Papers. A dirlo è una rilevazione Fréttablaðið pubblicata su Visir, magazine islandese. Il Partito Pirata è stato fondato nel 2012 ma ha avuto un exploit nelle elezioni parlamentari del 2013, quando raccolse il 5,1% delle preferenze e tre seggi in Parlamento. In tre anni il gradimento del Partito Pirata è cresciuto esponenzialmente, raggiungendo il 36,1% nemmeno una settimana fa (fonte Gallup).
Sondaggi Islanda, i partiti di governo penalizzati dai Panama Papers
Lo scandalo Panama Papers, che ha visto coinvolto anche il primo ministro islandese Sigmundur Davíð Gunnlaugsson, ha proiettato il Partito Pirata oltre il 40% (43%).
Ad essere penalizzati dallo scandalo sono stati i partiti di governo. Il Partito dell’Indipendenza ha perso il 2% scendendo al 21,6% (alle elezioni del 2013 aveva ottenuto il 26,7% delle preferenze). Il Partito del Progresso, di cui fa parte il premier, poi dimessosi a “tempo indefinito”, è quello che ha perso più punti, quattro, scendendo al 7,9% (era al 24,4% nel 2013).
La situazione in Islanda, come rivela La Stampa, è parecchio confusa e il voto “sembra inevitabile”. Dal loro sito, gli esponenti del Partito Pirata si dicono pronti a nuove elezioni. “Presenteremo insieme agli altri partiti di opposizione una mozione di sfiducia a qualunque governo si formerà dopo le dimissioni del primo ministro Gunnlaugsson. L’intero esecutivo ha perso di credibilità. Si decida quindi una data per indire nuove elezioni e si proceda all’adozione di una nuova costituzione”.