Referendum Olanda: gli elettori del referendum olandese di mercoledì hanno respinto l’accordo commerciale e di cooperazione tra l’Unione europea e l’Ucraina, ponendo dei dubbi sul futuro dello stesso contratto. Secondo l’agenzia di stampa ANP, l’affluenza è stata pari al 32,2 per cento – superiore alla soglia richiesta del 30 – il 61,1 per cento ha respinto il patto UE-Ucraina, mentre il 38,1 per cento ha votato per il “si”.
Referendum Olanda: ora Kiev ha bisogno di una soluzione europea
I residenti e i personaggi pubblici provenienti da tutta Europa hanno reagito al voto referendario olandese mettendo in dubbio il futuro dell’accordo. In ogni caso, il risultato sarà visto come un segno di fragilità del sostegno pubblico per un’Unione europea che combatte i problemi economici e un’acuta crisi migratoria causata in parte dalla guerra civile in Siria.
Il fatto che sia successo sottolinea che i movimenti anti-UE sono desiderosi di sfruttare i dubbi di molti cittadini europei riguardo la qualità della democrazia e le responsabilità dell’UE. Ci saranno più tentativi per mettere in difficoltà gli istituti politici europei e per indebolire l’Unione, a partire dal referendum inglese nel quale si deciderà se Londra rimarrà nell’Ue.
I pro-UE ucraini, nel frattempo, hanno visto il risultato olandese come uno schiaffo in faccia. Decine dei loro compatrioti, avvolti nella bandiera europea, hanno sacrificato la loro vita nella piazza Maidan durante la rivoluzione del 2013 -2014, che ha rovesciato il presidente filo russo,Viktor Yanukovich. I critici di Petro Poroshenko, il suo successore, e altri politici post-Maidan si contenderanno il sospetto olandese che riflette le ampie preoccupazioni dell’UE sulla persistente corruzione e oligarchia ucraina.
I movimenti populisti di destra in Europa, come il Front Naional francese, il partito olandese Libertà e il partito UK Independence britannico (Ukip), raffigurano il risultato come una rivolta popolare contro l’Unione europea e, in particolare, contro il suo futuro allargamento verso l’Europa orientale. Questo è ingannevole in quanto l’Ucraina non è un candidato per l’adesione all’UE, un punto che il governo olandese avrebbe dovuto spiegare più esplicitamente agli elettori durante la campagna.
I governi europei vogliono permettere all’Ucraina di espandere il commercio così da favorirne lo sviluppo e, quindi, che Kiev quantomeno adotti le norme UE in materia di appalti pubblici e di diritto societario: certo, se il risultato olandese causasse il ritiro ucraino da queste caratteristiche, sarebbe un danno per la reputazione di un partner affidabile del blocco.
Dacché l’UE deve ratificare l’accordo con l’Ucraina all’unanimità, il blocco è ora gravato dalla ricerca di una clausola che renda la scelta olandese in linea con gli altri 27 paesi che hanno già ratificato l’accordo. Il risultato peggiore per la democrazia sarebbe quello d’ignorare gli altri 27 paesi, mentre per l’Ucraina danneggerebbe il movimento pro-riforme che ha bisogno dell’accordo per rafforzare la sua posizione in un momento in cui gli oligarchi del Paese, tra cui l’amministrazione presidenziale, mantengono imponenti ostacoli alle riforme fondamentali, in particolare al settore giudiziario.
Più a est, Putin può trarre conforto dai risultati. Un’UE indebolita è esattamente ciò che il presidente russo vuole. Gli dà più opportunità d’attingere ai movimenti euroscettici, alcuni dei quali si identificano proprio con il suo marchio: conservatorismo, nazionalismo e patriottismo. Un’unione fratturata dà al presidente russo più opportunità per intrallazzare con gli Stati membri mettendoli uno contro l’altro; ma soprattutto, una indebolita e divisa UE svigorisce le relazioni transatlantiche.