Economia italiana e mondiale, quelle previsioni che peggiorano sempre
Economia italiana e mondiale, quelle previsioni che peggiorano sempre
Che si tratti di uno sforzo di ottimismo, di training autogeno, di effettiva convinzione accompagnata poi da una carenza di competenze, o di fattori esterni che intervengono in un secondo momento, fatto sta che sembra una costante che le previsioni sulla crescita fatte dagli organismi internazionali si rivelano sempre fallaci.
Economia italiana in crescita solo dello 0,95% nel 2016 per il FMI
Se ne è parlato in questi giorni, come già Fitch pochi mesi fa che ha abbassato le stime al 1% e poi S&P al 1,1% ora anche il FMI con l’ultimo report non ci concede neanche la cifra tonda ma porta allo 0,95% le previsioni per la crescita del nostro Paese.
Il governo resiste, stimando un +1,2% nel DEF, in ogni caso molto meno del +1,6% immaginato l’anno scorso, ma ancora pochi giorni fa Padoan affermava, sfidando il Fondo Monetario “Vedremo chi ha ragione”.
La differenza in realtà è solo quantitativa perchè dal punto di vista qualitativo la tendenza ad abbassare le previsioni appena fatte non è propria solo del nostro governo, ma anche di altri istituti, FMI in primis, appunto.
Sembra non ci si voglia rassegnare a quello che molti chiamano il “new normal”, ovvero una crescita che rimarrà in tutto il mondo più debole che in passato, pur nella diversità delle varie aree del pianeta.
Per il 2016 il mondo è previsto crescere del 3,16%, ma questa è solo l’ultima stima degli ultimi 5 anni: dal 2011 ad oggi è stata una litania di revisioni al ribasso, tranne che per il periodo tra aprile e ottobre 2014.
Negli anni della crisi vi era l’idea che il 2016 sarebbe stato un anno di ripresa, che la crescita avrebbe sfiorato il 5% o comunque sarebbe stata superiore al 4%.
La crisi dei Paesi emergenti, in particolare della Cina, ma soprattutto del Brasile e della Russia che ora sono, e ancora per il 2016 saranno in recessione. Si vede bene qui come selezionando developing Asia si anno le massime modifiche di stime al ribasso. Anche del 2%
Storia simile per il 2017, anno in cui si prevedono valori un po’ più alti, tuttavia:
Economia italiana ed europea, solo per la Spagna la realtà supera le previsioni
Anche se forse molti di noi vivono la cosa con fastidio, vi è un Paese, la Spagna, che si stacca dal resto del panorama europeo e ha messo a segno un recupero spettacolare dalla situazione in cui era caduta con la crisi economica, quando sembrava la pedina destinata a cadere dopo la Grecia e a trascinare con sè e il suo peso l’intera Eurozona.
Una ripresa che neanche il FMI aveva previsto, tanto che dal 2013, quando per quest’anno si prevedeva un magro 0,7% man mano si è passati a stime sempre più alte fino all’attuale 2,6%.
Altra storia per gli altri Paesi, tra cui l’Italia: per tutti un costante peggioramento delle previsioni, un dimezzamento dal 2% al 1,1% nel caso della Francia dal 2011, un calo dal 2,7 al 1,9% per il Regno Unito e dal 1,2% al 0,95% per l’Italia, per cui vi erano stato tra il 2013 e il 2014 anche sussulti di ottimismo.
Nel caso della Germania il calo c’è solo rispetto alle ultime previsioni, dal 2014 con passaggio dal 1,8% al 1,4%, che però è di fatto è la cifra cui già si pensava dal 2011 un poi.
Anche fuori dall’Europa ridimensionamenti, soprattutto in Canada e negli USA
Il caso giapponese assomiglia molto a quello italiano, solo peggio. La crescita prevista è dello 0,5% quest’anno, i pericoli di recessione forti.
E’ la Cina però il Paese che soffre la maggiore revisione delle stime di crescita, di ben il 3%, dal 9,5% al 6,5%.
Certo, sono sempre crescite stratosferiche per noi, ma ormai il caso cinese è un caso mondiale, il FMI ne parla estensivamente nel proprio report.
Gli elementi della crisi di Pechino sono stati molti: lo scoppio della bolla immobiliare cinese che ha fatto crollare la Borsa di Shanghai, la forte resistenza del governo e della Banca Centrale che hanno cercato di frenare questo calo, e in particolare il deprezzamento della moneta, cosa inusuale rispetto al passato ma indicativa di un Paese che da mero esportatore ora vorrebbe divenire consumatore, quindi importatore di beni e di capitali, quei capitali che però proprio recentemente hanno smesso di affluire come prima, attratti di nuovo nei Paesi avanzati.
E però nell’ultima stima del FMI per la Cina per la prima volta c’è una revisione al rialzo, piccola ma significativa, che attenua il record detenuto di revisioni al ribasso dal 2011, e che vediamo di seguito.
L’Italia in questa speciale classifica non è tra i Paesi messi peggio, forse anche per le piccole percentuali cui è abituata, spicca appunto la Spagna.
Intanto le previsioni attuali per i prossimi anni sembrano rispecchiare lo stesso andazzo.
Per il 2016 la crescita mondiale è prevista al 3,16% come abbiamo visto, ma per gli anni successivi è previsto un piccolo aumento, 3,5% nel 2017, 3,6% nel 2018 e poi circa un decimo in più ogni anno.
Sembra anche questo un tentativo di ottimismo. Sappiamo che è molto improbabile che ci sia una tale uniformità senza shock esterni, non è quello che è avvenuto in questi anni.
L’economia italiana è tra tutte le grandi la più debole strutturalmente, e la più esposta a questi shock, anche se spesso l’economia reale viene colpita in ritardo, per la riluttanza a dichiarare fallimento, o a licenziare, per l’alto livello di risparmio accumulato in passato, e dà l’illusione di una certa resistenza, solo un’illusione però.