Caso Regeni, la Francia non sta con l’Italia

Pubblicato il 15 Aprile 2016 alle 17:59 Autore: Giacomo Salvini
caso regeni

Sul caso Regeni l’Italia è sola. Partner storici come Stati Uniti e Gran Bretagna in queste ultime settimane hanno mostrato di sostenere il nostro paese nella ricerca della verità sul caso del ricercatore italiano prima torturato e poi ucciso in Egitto il 25 gennaio scorso. Dall’altra parte c’è anche chi invece vede nella crisi diplomatica aperta con il richiamo dell’ambasciatore italiano al Cairo una ghiotta occasione per incrementare gli affari con il regime del generale Abd Al-Fattah Al Sisi. La Francia, per esempio. Ma anche l’Arabia Saudita. E se le affinità tra Al Sisi e re Salman sono più ovvie, l’Italia sembra essere rimasta piuttosto sorpresa – e anche irritata – dal comportamento di François Hollande che sarà in Egitto dal prossimo 18 aprile per stipulare una serie di accordi sulla vendita di armi. Le commesse non riguardano solo i 24 aerei da caccia Rafale o le 6 corvette già vendute che, in totale, frutteranno alle casse francesi circa 10 miliardi. No, il Presidente della Repubblica francese andrà al Cairo seguito da uno stuolo di imprenditori alla ricerca di ulteriori opportunità economiche.

Caso Regeni, Nyt: vergognoso il silenzio della Francia

Questo comportamento ambiguo è stato stigmatizzato stamani anche dal New York Times: “Regeni ha costretto almeno un Paese, l’Italia, a riconsiderare i propri rapporti con l’Egitto – si legge in un articolo firmato dall’editorial board del quotidiano newyorchese – è tempo che anche le altre democrazie occidentali facciano lo stesso”. Poi, l’attacco diretto alla Francia: “L’Italia ha chiesto agli altri governi europei di mettere sotto pressione l’Egitto” e “martedì scorso il governo britannico ha chiesto un’indagine completa e trasparente sull’omicidio di Regeni” ma, allo stesso tempo, è anche arrivato “un vergognoso silenzio dalla Francia, il cui presidente François Hollande andrà al Cairo lunedì per firmare un contratto da 1,1 miliardi di dollari in armi”. E tutto questo “sfidando” la risoluzione approvata il 10 marzo scorso dal Parlamento europeo che pone “il divieto di esportazione di equipaggiamenti e aiuti militari all’Egitto”. “È il momento di far seguire a queste parole l’azione – conclude il New York Times – perché il fallimento di queste misure non potrà che dare il via libera ad altre brutalità del regime di Al Sisi”.

 

Immagine_Caso Regeni_ Nyt

Caso Regeni, la “preoccupazione” della Gran bretagna

Sul fronte della solidarietà è intervenuta, non senza qualche ritardo, anche la Gran Bretagna, paese in cui studiava Giulio Regeni. Il Ministro degli Esteri britannico Philip Hammond ha rotto il ghiaccio martedì solo perché glielo imponeva la legge. Infatti secondo la giurisdizione d’oltremanica se una petizione raccoglie più di 10mila firme il governo è costretto a prendere posizione sull’argomento. E così è stato. La petizione è stata sottoscritta soprattutto da amici, studenti e docenti dell’Università di Cambridge, dove studiava Giulio. E il governo ha dovuto rispondere. Se Hammond ha chiesto che venga fatta luce sulle vicenda con un’indagine “piena e trasparente”, un portavoce del Foreign Office ha espresso la “grave preoccupazione” del governo inglese ammettendo di aver “sollevato il caso con le autorità egiziane sia a Londra che al Cairo”.

Caso Regeni, Mattarella: non dimenticare la passione di Giulio

Sul caso Regeni è tornato a parlare quest’oggi anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In un messaggio inviato in occasione del “Meeting nazionale delle scuole per la pace, la fraternità e il dialogo” di Assisi, il Capo dello Stato ha voluto esprimere tutto il suo “apprezzamento” per “la scelta di dedicare a Giulio Regeni l’edizione di quest’anno del Meeting”. “Non vogliamo e non possiamo dimenticare la sua passione e la sua vita orribilmente spezzata – ha concluso Mattarella – fare memoria è un atto di pace che, sono convinto, aiuterà queste giornate di Assisi a produrre nuovi frutti”.

 

Mattarella Francia Hollande

L’inchiesta, nuova rogatoria Italia-Egitto

L’inchiesta intanto va avanti tra intoppi e dissapori (eufemismo). Ieri la Procura di Roma ha inoltrato una nuova rogatoria internazionale al Ministero della Giustizia che la farà recapitare nel giro di poche ore al Cairo. Il Procuratore capo Giuseppe Pignatone e il suo sostituto Sergio Colaiocco richiedono ancora una volta per via formale le celle telefoniche, i tabulati e i verbali dei 5 criminali (parenti compresi) accusati dal Cairo di aver torturato e assassinato Regeni. Ma è difficile immaginare che stavolta la richiesta andrà a buon fine.

Giacomo Salvini

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L'autore: Giacomo Salvini

Studente di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze. 20 anni, nato a Livorno. Mi occupo di politica e tutto ciò che ci gira intorno. Collaboro con Termometro Politico dal 2013. Su Twitter @salvini_giacomo
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