Che fine ha fatto Monica Lewinsky?

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Che fine ha fatto Monica Lewinsky? dopo essere stata ancora una volta in prima linea durante l’ultima giornata mondiale dedicata alle vittime di Cyberbullismo, che cade ogni anno a metà febbraio, l’ex stagista della Casa Bianca è tornata sulla vicenda che l’ha resa tristemente nota nel corso di un’intervista al The Guardian. La psicologa statunitense, protagonista del Sexgate che molto ha influito sulla seconda presidenza Clinton, ha raccontato dell’umiliazione pubblica subita, un’esperienza a dir poco “straziante”, che più di una volta la stava portando al suicidio.

“La mia vita fa schifo” titolava in copertina il New York Post il 7 maggio 2014 ai tempi della prima intervista a Monica Lewinsky dopo 10 anni di assoluto silenzio mediatico

Che fine ha fatto Monica Lewinsky?

Fu la sua “amica” Linda Tripp (avevano fatto insieme un lungo stage al Pentagono) a esporre Monica Lewinsky al processo mediatico, meglio, al pubblico ludibrio: nel 1998, diffuse delle conversazioni (oltre 20 ore di telefonate registrate) avute con l’allora 25enne Lewinsky che avevano come argomento quanto succedeva, all’interno dello studio ovale, tra quest’ultima e il Presidente Bill Clinton .“Quando il nastro audio fu trasmesso in TV fu terribile. L’umiliazione pubblica era lancinante. La vita divenne quasi insopportabile – ha detto al Guardian -La vergogna si appiccicava come il catrame e mi sentivo come se la mia identità e ogni strato della mia pelle mi fossero stati rubati”.

Anche se sono passati quasi 20 anni dallo “scandalo”, difficilmente rilascia interviste Monica Lewinsky: l’unico motivo per cui ha parlato con il Guardian è perché il quotidiano inglese, attraverso la serie di inchieste intitolata “The web we want”, sta prendendo una forte posizione contro le molestie on-line. E Monica Lewinsky, oggi, è una delle maggiori attiviste impegnate su questo fronte.

“La scorsa estate Monica Lewinsky è tornata a far parlare di sé per avere scritto un saggio pubblicato da Vanity Fair in cui denunciava la «cultura dell’umiliazione» di cui ha sofferto le conseguenze nel corso degli anni – e che secondo lei sta solamente peggiorando perché «Internet ha drammaticamente cambiato il tono delle nostre relazioni». L’articolo è riuscito a umanizzare la figura di una donna che finora era stata ridotta a una macchietta da titolone. Lewinsky da allora non si è fermata, ed è riuscita a reinventarsi come una figura importante nella lotta al bullismo online di carattere sessuale – scriveva un mese fa Amanda Marcotte, sul portale online americano Slate – Oggi Lewinsky sta trovando un pubblico disposto ad applaudirla, al contrario di quello che accadeva in passato. Molte ragazze giovani la considerano un’eroina […] nell’epoca del femminismo online, ci siamo creati uno spazio per raccontarci di come fu Lewinsky la vera “vittima” di quello che era successo, senza per questo fare finta che il rapporto avvenne senza il suo consenso. Lewinsky ha ragione quando dice che i social network hanno creato nuove opportunità per il bullismo caratterizzato sessualmente: ma hanno anche creato un modo in cui condividiamo molte più cose, comprese le nostre abitudini sessuali. Oggi sarebbe difficile immaginare un intero paese impazzire di fronte alla vicenda Clinton-Lewinsky”.