Referendum #Ciaone: perché a Renzi possono tornare utili dieci-cento-mille Ernesto Carbone?
#Ciaone tormentone: è uno degli esiti inaspettati del referendum sulle trivelle di Domenica 17 Aprile 2016. Il protagonista della storia si chiama Ernesto Carbone: deputato del Pd, classe 1974 nato a Cosenza. Il deputato è membro della Segreteria nazionale del PD di cui è responsabile pubblica amministrazione e Made in Italy ma è soprattutto uno dei democratici più vicini a Renzi. A fare notizia è stato il tweet lanciato da Ernesto Carbone, ancora ad urne aperte con cui ha irriso i referendari. Alle prime critiche il renziano di ferro ha reagito continuando a twittare polemicamente contro chi ha promosso quello che non ha esitato a giudicare un “referendum inutile” prendendosela tra gli altri con il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano.
Tweet Ernesto Carbone e le polemiche
Prima dicevano quorum. Poi il 40. Poi il 35. Adesso, per loro, l’importante è partecipare #ciaone
— Ernesto Carbone (@ernestocarbone) 17 aprile 2016
A tutti gli indignati speciali: #ciaone era per chi ha promosso un referendum inutile, non per chi è andato a votare
— Ernesto Carbone (@ernestocarbone) 17 aprile 2016
Rispetto sempre per gli italiani, che votano o non votano, ma il #ciaone ai promotori di un referendum inutile ci sta tutto
— Ernesto Carbone (@ernestocarbone) 17 aprile 2016
L’importanza dei ‘pasdaran’ per Renzi
Non è nostra intenzione esprimere giudizi stabilendo se Carbone ha sbagliato (come pensano in tanti) o meno. Vogliamo piuttosto soffermarci su un aspetto che potrebbe avere la sua valenza nella prospettiva dei prossimi mesi: cioè sino al referendum costituzionale previsto del prossimo autunno. Lo faremo partendo da una constatazione abbastanza scontata: all’ascesa di Renzi come segretario del Pd e premier non ha fatto seguito l’affermazione di una classe dirigente forte e riconoscibile con figure nuove di riferimento. Fatta eccezione per il ministro Maria Elena Boschi, l’era Renzi è contraddistinta da una sovraesposizione del premier-segretario che fa valere il suo peso politico e mediatico in occasione delle fasi più calde e concitate del dibattito pubblico e della vita politica. Su questo aspetto si è concentrato di recente Claudio Velardi in un articolo pubblicato di recente sul suo blog personale dal titolo ‘Dove sono i pasdaran’. Ecco il passaggio conclusivo dello scritto di Velardi:
Un gruppo dirigente che voglia dare una mano alla causa non dovrebbe restare in permanenza accucciato, aspettando che il leader si esponga. Dovrebbe stare un passo avanti a Renzi, dovrebbe anticiparne e radicalizzarne le posizioni, dovrebbe consentirgli di intervenire poi per fare sintesi, per mediare. Insomma, altro che Cuperlo e D’Alema, magistrati e burocrati, grillini e leghisti. Il vero problema è che a Renzi manca un’agguerrita pattuglia di pasdaran.
Ernesto Carbone oggi intervistato da Fabrizio Roncone per il Corriere ha rincarato la dose spiegando che il tweet era “rivolto ai promotori di quell’inutile referendum. Per questo, guardi, riscriverei tutto, parola per parola” per poi concludere “io rivendico la mia libertà di polemizzare politicamente, scherziamo?”. Considerando che il referendum costituzionale sarà per Renzi la madre di tutte le battaglie e che a differenza dell’ultimo in cui era indispensabile il raggiungimento del quorum sarà necessario motivare quanta più gente possibile sarà importante quale sarà la strategia scelta nei mesi che precederanno il voto. La strategia, per la quale sono al lavoro da mesi i consulenti scelti dal Pd, sarà più chiara dopo il voto delle prossime amministrative. Una cosa è certa: Renzi polarizzerà il voto. In questo potrebbe tornare utili figure che, come è successo in questa occasione ad Ernesto Carbone, siano in grado di alzare i toni della discussione e del confronto.
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