Come cambia il lavoro, gli stipendi medi dei nuovi assunti, non c’è il crollo
Come cambia il lavoro, gli stipendi medi dei nuovi assunti, non c’è il crollo
I report dell’INPS hanno generato molta polemica, e a ragione, per il ruolo di alternativa all’ISTAT che ne è stato fatto, in primis da parte del ministero del Tesoro. I dati sulle nuove assunzioni, soprattutto a tempo indeterminato, non collimavano con quelli dell’Istituto di Statistica.
Non staremo a riprendere la querelle, del resto negli ultimi dati riferiti a gennaio e febbraio 2016 vi sono risultati decisamente negativi, con un calo del 33% delle assunzioni a tempo indeterminato, del 5,8% di quelli a termine, e del 14,7% delle trasformazioni da contratti a termine a quelli a tempo indeterminato.
Pesa il dimezzamento degli sgravi contributivi, che si confermano, molto più del Jobs Act, la vera causa del relativo miglioramento dell’occupazione nel 2015, in realtà già in parte vanificatosi nella seconda parte dell’anno a causa della perdita di lavoro di molti lavoratori autonomi.
Ci occupiamo invece dei livelli degli stipendi in particolare dei nuovi assunti, o di coloro che nel 2015 hanno cambiato tipologia di contratto. I dati dell’INPS in questo paiono più puntuali di quelli dell’ISTAT
Stipendi medi in calo a tempo indeterminato, in aumento nei contratti a termine
Si è sempre detto, e si sa, che in Italia non vi è stato il crollo degli stipendi come in altri Paesi europei colpiti dalla crisi, come la Grecia, la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda, e anzi, considerando i livelli del 2000 gli aumenti maggiori sono proprio quelli verificatisi in Italia, anche e soprattutto rispetto alla Germania, dove almeno fino al 2009 vi è stata stagnazione degli stipendi, e solo dopo sono cresciuti a ritmi maggiori degli altri, anche se senza ancora raggiungere quei livelli, rispetto al 2000, cui è arrivata l’Italia. Solo nel 2015 pare esserci stato un calo nel nostro Paese
Ma cosa è successo nel 2015 in particolare per chi cambiava un lavoro o ne cominciava unno per la prima volta? Il Jobs Act, la maggiore facilità di licenziare, che proviene, ricordiamolo, soprattutto dalla riforma Fornero del 2012, ha prodotto un calo degli stipendi? Quanto guadagnano i lavoratori oggi?
L’INPS mostra, correttamente, i dati lordi, e confronta gli stipendi per il 2013, 2014, 2015, distinguendo per tipologia di contratto
C’è un aumento per gli stipendi per i contratti a termine, sui 50€ in più rispetto al 2013 così come per le assunzioni in apprendistato dove si rimane ben sotto i 1400€ lordi.
I progressi maggiori sono per coloro che sono passati da rapporti a termine a quelli stabili, dove si è arrivti a sfiorare i 2mila € lordi.
Di fatto l’unico settore in cui c’è un calo è quello riguardante quel 20% di persone, almeno a gennaio-febbraio 2016, che ottiene un nuovo contratto a tempo indeterminato: si passa da 1921 a 1882 euro al mese, lordi naturalmente.
Un euro in meno rispetto a un contratto a termine.
E’ un po’ come se a fronte della stabilità del rapporto il lavoratore rinunci, o sia portato a rinunciare, a una quota di denaro.
E quindi come si sono divisi i nuovi lavoratori negli ultimi 3 anni in base agli stipendi?
A tempo determinato la fascia più affollata è divenuta quella tra i 1500 e i 1750 lordi, che ha superato quella immediatamente precedente.
Circa il 53% comunque rimane sotto i 1750€ al mese, e c’è una curiosa numerosità di persone che guadagnano stipendi molto alti, il 18% più di 2500 lordi.
A tempo indeterminato le cose sono un po’ diverse: c’è una crescente concentrazione degli stipendi tra i 1250 e i 1750 euro lordi, sono quasi il 50% i nuovi posti in queste classi di remunerazione nel 2015, un 5% in più rispetto al 2013.
Calano sia coloro che guadagnano molto, che quelli che guadagnano poco, scendono del 4% dal 2013 coloro che prendono più di 2500€ per esempio, e ugualmente del 4% quelli che prendono meno di 1250 euro lordi.
E’ uno dei segnali positivi che possiamo trarre dal mondo del lavoro, almeno per il limitato segmento dei nuovi lavoratori, minore disuguaglianza, e non c’è quel crollo degli stipendi che molti paventavano con il Jobs Act.
Per quello che riguarda invece la percentuali di occupati, beh quella è un’altra storia