Migration compact, ecco perché la Germania fa muro sugli eurobond

Sembrano lontani i tempi delle scaramucce a mezzo stampa. Tra Jean Claude Juncker e Matteo Renzi sembra essere tornata la pace. Tanto che il Presidente della Commissione europea ha spedito una missiva a Palazzo Chigi – firmata con tanto di cuoricino finale – ringraziando e accogliendo “con grande favore” l’iniziativa del governo italiano ribattezzata migration compact che “conferma l’esigenza di un approccio europeo al tema delle migrazioni, la stessa che ho sostenuto dall’inizio del mio mandato”. La replica di Renzi arriva a stretto giro dalla sede dell’Onu a New York, dove il premier si trova per la ratifica dell’accordo Cop 21 (e anche per conquistare un seggio non permanente al Palazzo di Vetro). “Ho molto apprezzato la lettera di Juncker, lo ringrazio per la sensibilità” ha detto Renzi ai giornalisti mettendo in evidenza il rinato “buon clima” tra Italia e istituzioni europee “rispetto a qualche mese fa”.

Migration compact, la Germania fa muro sugli eurobond

Nonostante le missive formali con tanto di ceralacca e timbro istituzionale, il dissenso tra Roma e Bruxelles resta ampio. Per un motivo semplice: la Germania fa muro sull’ipotesi degli euro-bond per finanziare quei paesi extra-europei da cui passano i principali flussi migratori. Nel documento di quattro pagine inviato dal governo italiano al Presidente della Commissione Juncker e al Presidente del Consiglio Europeo Tusk si parla infatti di “Eu-Africa bonds”, ossia obbligazioni emesse dagli Stati membri per aiutare i paesi africani ad investire in “crescita e innovazione” in aggiunta ad un remake dell’accordo Ue-Turchia sul rimpatrio dei migranti. Ma alcuni Stati europei hanno iniziato a prendere le distanze dalla proposta italiana, in particolare Germania e Olanda. Il portavoce di Angela Merkel Steffen Seibert ha espresso tutta la contrarietà di Berlino ad un “finanziamento comune dei debiti per le spese degli stati membri” sui migranti lasciando comunque la porta aperta ad “ulteriori misure”. La posizione tedesca è nota da tempo: Berlino non vuole condividere il peso del debito con gli stati dell’Europa mediterranea. Tanto che a metà gennaio in un’intervista alla Bild il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble aveva proposto una tassa sulla benzina per “coprire le spese per i rifugiati”. Ieri l’Olanda poi ha criticato l’idea di replicare con l’Africa l’accordo Ue-Turchia perché “i paesi dall’altra parte del mediterraneo che si affacciano sull’Italia non sono come la Turchia”.

Ma, si sa, a Bruxelles l’opinione che conta è soprattutto quella tedesca. E così pur “accogliendo con favore” le proposte italiane, nella sua missiva di risposta al governo Jean Claude Juncker non parla mai di euro-bond ma cita solo il cosiddetto “Trust fund Ue-Africa” (Fondo fiduciario Ue-Africa) che esiste dallo scorso novembre e che vale 1,8 miliardi per finanziare progetti infrastrutturali in tutto il continente africano. Troppo pochi, se pensiamo che l’accordo per la sola Turchia vale circa 6 miliardi.

Migration compact, Schröder: piano italiano va nella giusta direzione

Dall’altra parte in Germania non tutti sono sulla stessa linea dei falchi rigoristi à la Scheauble. L’ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder, per esempio, condivide l’idea del governo italiano di istituire un fondo comune europeo per la crisi dei migranti. “La proposta di Renzi per una strategia comune della Ue verso il Nord Africa va nella giusta direzione – ha detto al Corriere della Sera l’attuale Presidente del consorzio North Stream – si tratta di più aiuti allo sviluppo e di un percorso per l’immigrazione legale in cambio di controlli comuni di frontiera e disponibilità a riprendersi i migranti”. Sugli eurobond – sostiene Schröder – “non sono contrario per principio. A condizione che ci sia un coordinamento della politica economica e finanziaria nell’eurozona, che oggi non abbiamo”.

 

Migration compact, Renzi: siamo aperti alle soluzioni tedesche

Il Presidente del Consiglio italiano – pur dichiarandosi “molto soddisfatto” dell’apertura di Bruxelles – rimane comunque piuttosto cauto. Sa benissimo che il peso specifico della Germania vale nelle stanze della Commissione più di qualunque apprezzamento esplicito di Juncker. Così, dopo la stoccata di Berlino, al Tg1 ha dichiarato di essere pronto a prendere in considerazione “soluzioni diverse” da parte dei tedeschi ma con un principio cardine da seguire: “il problema delle migrazioni lo deve risolvere l’Ue tutta insieme”. E questa, fino ad oggi, non sembra essere stata la stella polare dell’Unione Europea.

Giacomo Salvini

Twitter @salvini_giacomo