Elezioni Austria: sin dal 1945, risale al 1951 l’approvazione della legge con cui attualmente si elegge il Presidente del paese, conservatori (OVP) e socialdemocratici (SPO) dominano il panorama politico austriaco. All’ultima tornata hanno raggiunto rispettivamente l’11,1% e l’11,3% dei consensi, in parole povere, una débacle senza precedenti. Dunque, per la prima volta dopo oltre 50 anni, i due maggiori partiti del paese sono rimasti fuori dal ballottaggio che, il 22 maggio, vedrà confrontarsi Norbert Hofer, candidato del Partito della Libertà (FPO) e Alexander Van der Bellen, leader dei Verdi. Tuttavia, al di là delle indicazioni politiche in vista delle elezioni nazionali (si terranno nel 2018; al momento, l’FPO è secondo diversi sondaggi intorno al 30%), resta da segnalare che in palio c’è una carica per molti versi “simbolica”, “cerimoniale”, molto vicina per i poteri che le sono assegnati dalla Costituzione a quella del Presidente della Repubblica italiana.
Elezioni Austria: il voto degli arrabbiati
Diametralmente al totale fallimento dei partiti “tradizionali”, l’FPO ha raggiunto il suo massimo storico al primo turno delle presidenziali 2016, bissando (35,1%) il risultato della tornata di sei anni fa, quando aveva raccolto il 15,2% dei consensi.
Hofer ha prevalso sugli altri candidati praticamente ovunque, solo a Vienna è stato superato da Van der Bellen. Nella Capitale il candidato “verde” ha riscosso il 32,75% dei voti mentre il candidato dell’estrema destra si è fermato a quota 27,67%.
Dando uno sguardo all’infografica realizzata dal quotidiano austriaco Die Presse, è possibile notare come Hofer abbia incontrato, in particolare, il favore dell’elettorato di sesso maschile e dei lavoratori, mentre Van der Bellen ha fatto decisamente meglio tra gli elettori più avanti con l’età.
Il voto dato a Hofer, come si può notare da quest’altra infografica, è un voto “deluso” (29%), ancor di più, è un voto “arrabbiato” (60%) per la gestione politica dell’Austria negli ultimi decenni di alternanza/intesa nero-rossa. Detto ciò, la campagna elettorale si è giocata sui temi della crisi economica ma soprattutto sull’immigrazione e la situazione dei rifugiati: Hofer ritiene che leggi nazionali siano troppo “morbide” mentre Van der Bellen le ritiene troppo “dure”, per dirla in breve (l’attuale governo di “unità nazionale”, con premier il socialdemocratico Werner Faymann, ha sempre mostrato un atteggiamento vicino a quello della Germania merkeliana: l’Austria nel 2015 ha ricevuto circa 90mila richieste d’asilo – è il secondo paese in Europa per domande pro capite).