Crisi Spagna: il re Felipe VI decide per le urne
Nessun compromesso. E nessuna sorpresa. Il prossimo 26 di giugno in Spagna ci saranno nuove elezioni. E’ la prima volta che nella storia della monarchia parlamentare spagnola si assiste a un fenomeno di questo tipo, nonostante l’ultimo disperato tentativo di Felipe VI di formare un nuovo esecutivo. Nella giornata di ieri il monarca ha convocato i quattro principali partiti e ha deciso di rimettere tutto in mano ai cittadini. Inutile provare a formare un nuovo governo con questi numeri.
Il presidente del Congreso, Patxi López, ha comunicato ai giornalisti che il re non proporrà nessun nuovo nome poiché ‹‹non esiste un candidato che abbia l’appoggio necessario›› per chiedere la fiducia al Parlamento.
Come prevede l’articolo 99 della Costituzione, il re ha legittimamente ritenuto opportuno non dare l’incarico a nessun candidato e, dopo il 2 di maggio (il termine previsto dalla legge), si appresterà a presentare un decreto che richiami gli spagnoli al voto.
Crisi Spagna: l’ultimo tentativo di Compromís
In realtà, la mattinata di ieri era iniziata con una proposta di Comprimer – che fa capo a Podemos – al Psoe per raggiungere un accordo “alla valenciana”. A Valencia, infatti, Podemos-Compromís ha deciso di sostenere il candidato socialista Ximo Puig, permettendo al Psoe di governare.
Antonio Hernando (Psoe) annunciava l’intenzione del suo partito di accettare 27 delle 30 proposte (consapevolmente generiche) di Compromís. In sostanza Compromís proponeva un governo con la presidenza di Sánchez con “indipendientes”, una possibilità che non è andata giù a Albert Rivera, il leader di Ciudadanos, che ha subito invitato il leader del Psoe a spingere per nuove elezioni.
Crisi Spagna: le prime reazioni
Dopo la decisione del re, i quattro leader dei principali partiti – come era prevedibile – hanno subito accusato gli avversari. Pedro Sánchez, il segretario del Psoe, si è scagliato contro Podemos, accusato di aver posto troppi paletti. Pablo Iglesias di Podemos ha rinfacciato l’accordo del Psoe con Ciudadanos, partito definito solo qualche giorno fa come “i popolari di colore arancione”. Mariano Rajoy ha accusato il leader dei socialisti di non aver voluto subito un governo di larghe intese. Insomma, non tira certo una buona aria a la Zarzuela. Ma il clima più teso si respira a sinistra. Sánchez ha sottolineato come l’intransigenza di Iglesias possa fornire una seconda possibilità a Rajoy. Un commento seguito da una secca risposta di Iglesias.
La campagna elettorale, che di fatto è già iniziata oggi, si preannuncia molto dura. Si punterà, infatti, a screditare l’avversario e ad evidenziare le responsabilità del mancato accordo.