I leader più influenti in Europa? Renzi è terzo, dietro a Merkel e Cameron, ma l’ambasciatore Calenda non brilla
Unione Europea, Ryan Heath di Politico.eu ha elaborato una mappa che mostra l’influenza dei vari leader e rappresentanti nazionali.
Lo studio di Politico.eu può aiutare a comprendere quali siano i paesi in grado di combinare al meglio le proprie forze per assicurarsi potere e influenza nelle sedi istituzionali europee. Negli ultimi anni le riunioni dei leader europei e del COREPER (comitato dei rappresentanti permanenti) hanno assunto sempre maggiore importanza. Nell’analisi di Politico.eu sono stati inclusi anche la Turchia e altri possibili candidati all’ingresso nell’Unione Europea.
Tra i leader, è la cancelliera tedesca Angela Merkel a dominare incontrastata la scena, ma dopo di lei vengono il permier britannico David Cameron e l’italiano Matteo Renzi. Seguono il presidente francese François Hollande e il primo ministro turco Ahmet Davutoğlu. Chiudono la classifica, invece, Xavier Bettel (Lussemburgo), Tihomir Orešković (Croazia), Emil Dimitriev (Macedonia), Milo Đukanović (Montenegro), e infine l’albanese Edi Rama.
Tra i rappresentanti permanenti, invece, è la Francia a godere del prestigio di Pierre Sellal, considerato l’ambasciatore maggiormente influente. Secondo posto per Ivan Rogers, del Regno Unito, mentre la terza posizione spetta all’Irlanda, con Declan Kelleher. Sotto al podio, una sorta di ex aequo tra Reinhard Silberberg (Germania), Pieter De Gooijer (Paesi Bassi) e Kim Jørgensen (Danimarca). L’Italia è grosso modo a metà classifica, con il suo Carlo Calenda. Le ultime tre posizioni invece sono coperte da Andreas Papastavrou (Grecia), Andrej Lepavcov (Macedonia) e Suela Janina (Albania).
Eccoli quindi collocati sul grafico cartesiano: l’asse orizzontale (ascisse) misura il peso dei rappresentanti permanenti, dal più debole a sinistra al più forte a destra; su quello verticale (ordinate) invece troviamo l’influenza dei leader nazionali, dal più forte in alto al più debole in basso. I nomi dei paesi scritti in colore rosso hanno un’influenza in declino, quelli in verde sono in ascesa mentre quelli in nero mantengono stabile il proprio peso decisionale.
Come è stata fatta la mappa?
Gli sviluppatori di questa “matrice di forza” ammettono chiaramente che il loro è un lavoro “artistico”, e non scientifico. Tuttavia esplicitano il metodo che hanno seguito.
Per i leader, in primis, si è guardati alla stabilità del governo, penalizzando i paesi che sono guidati da un esecutivo ad interim, come ad esempio la Spagna. Poi hanno valutato l’influenza interna dei leader nel dettare l’agenda politica del proprio paese, la coerenza della strategia, l’intenzione di essere trattati dagli altri paesi come un caso isolato (come il Regno Unito o la Grecia) oppure come un giocatore della squadra (Belgio), la presentazione di istanze politiche sul tavolo delle trattative, le tematiche specifiche “scottanti” per ciascun paese, ma anche la “forza bruta” messa in campo in virtù della propria grandezza, e hanno attribuito un maggiore prestigio a chi interviene per primo nei summit anziché attendere i vicini.
Per quanto riguarda i rappresentanti permanenti, invece, si sono domandati se i colleghi si rivolgono a loro per costruire alleanze e se il governo ripone fiducia nel proprio ambasciatore. Il rappresentante prende l’iniziativa oppure è l’ultimo a sapere delle decisioni già prese altrove? Partecipa attivamente alle riunioni o resta fuori in disparte? È poi scontato anche un occhio di riguardo per l’esperienza a Bruxelles del rappresentante, tenendo presente anche le capacità personali e i ruoli diplomatici assunti in precedenza.
Le prospettive future e il ruolo dell’Italia
Oltre ad aver mostrato sull’asse orizzontale (ascisse) il peso dei rappresentanti permanenti e su quello verticale (ordinate) l’influenza dei leader nazionali, è stato infine attribuito un punteggio complessivo per ciascuno stato europeo, accompagnato da un breve giudizio che valuta se l’influenza del paese possa essere in aumento, stabile oppure in diminuzione nei mesi a venire. Più il blu è scuro, più è grande la forza contrattuale della nazione.
Insomma, l’Italia sarebbe in quarta posizione, appena sotto al podio di Germania, Regno Unito e Francia. Se lo Stato della Merkel ha prospettive stabili, mentre l’influenza degli altri due sembra in declino, l’Italia potrebbe avere in prospettiva un incremento della propria capacità negoziale. Un unico interrogativo però si pone: perché Renzi lo scorso gennaio ha voluto sostituire l’ambasciatore Stefano Sannino, ritenuto un diplomatico di primissima qualità da Bruxelles, con l’imprenditore-politico Carlo Calenda, che gode di minore prestigio secondo gli analisti?