Perché Trump non può essere paragonato a Reagan
Sarà lo slogan in comune (“Make America Great Again”), sarà l’ipotesi di una politica estera estremamente aggressiva, sarà il linguaggio semplice per farsi capire – si direbbe in Italia – anche dall’ultima “casalinga di Voghera”. Ebbene sì, molti nelle ultime settimane – in America e non solo – stanno facendo un paragone che ha infuocato la campagna elettorale statunitense: Donald Trump come Ronald Reagan. Ora, al netto degli strali ideologici che provengono dal Gop a chi solo si azzarda ad accostare le parole Trump e Reagan, possiamo chiederci: è fondato un paragone di questa portata?
Reagan-Trump, l’esperienza politica
Primo tema di dibattito: l’esperienza politica. Uno dei punti di similitudine tra Trump e Reagan sembra essere proprio questo. Prima di entrare in politica entrambi non avevano mai fatto parte di quell’establishment di Washington tanto stigmatizzato sia ieri che oggi. Fino al 1966 Ronald Reagan aveva fatto l’attore di film di serie B (“B-movie” come dicono in America) mentre Donald Trump fino a un anno fa era considerato “solo” uno dei più famosi imprenditori americani. Nel loro background si ritrova anche un’altra preziosa similitudine: entrambi nella loro vita sono stati simpatizzanti del Partito Democratico (Trump ha anche finanziato le campagne dei Clinton) per poi cambiare repentinamente idea candidandosi tra i Repubblicani.
Se quindi alla voce “esperienza politica” potremmo pensare di dar ragione a coloro che sostengono l’equazione Trump=Reagan, in realtà non è così. Per un semplice fatto: il paragone non può essere fatto, come molti pensano, tra le rispettive campagne elettorali per le presidenziali (1980 e 2016) perché quando Reagan si candidò alla Casa Bianca aveva già alle spalle una campagna elettorale nel 1976 contro il suo sfidante repubblicano Gerald Ford (poi persa) e soprattutto due mandati da governatore della California, forse lo stato più importante tra i 50 della federazione. Donald Trump, al contrario, si è presentato alle primarie del Gop e – al netto di clamorosi scossoni – alla Casa Bianca senza alcuna esperienza politica alle spalle. E questo potrebbe influire pesantemente sulla sua capacità di amministrare la cosa pubblica, soprattutto in politica estera. Quindi, il paragone andrebbe fatto tra la campagna elettorale per la California del 1966 (Reagan) e quella per la Casa Bianca del 2016 (Trump). Ma, si sa, tra governare uno Stato (seppur importante) e la prima potenza al mondo, c’è una bella differenza.
Reagan-Trump, tra politica estera e immigrazione
Secondo punto. Le idee programmatiche. La Bbc a inizio marzo ha scritto che, dopo tutto, Donald Trump “non è così estremista” come viene dipinto dai suo detrattori e soprattutto che “negli ultimi decenni il Partito Repubblicano si è mosso decisamente più a destra” del magnate americano. Le posizioni di Reagan e Trump sono infatti piuttosto simili su aborto (entrambi contrari, ma col senno di poi), politica estera (l’America contro “le forze del male”) e le tasse (tagliare, tagliare, tagliare).
I due invece sono molto distanti sulla sicurezza nazionale con Reagan su posizioni molto più estremiste di Trump (anche se, va detto, erano tempi diversi) ma soprattutto sul tema cardine della trionfante campagna elettorale del magnate americano: l’immigrazione. Se Trump infatti propone la costruzione di un muro lungo 1.600 km al confine con il Messico (a spese dei messicani, ovvio) e attacca tutti coloro che parlano di “amnistia” o “frontiere aperte”, il Presidente Reagan nel 1982 firmò una riforma dell’immigrazione che condonava tutti gli immigrati senza documento entrati negli Stati Uniti prima di quell’anno. Una mossa, scrive la Bbc, che oggi sarebbe “politicamente radioattiva” nel Partito Repubblicano.
Reagan-Trump, i sondaggi
Infine, i sondaggi. Negli ultimi giorni il sito Gateway Pundit per argomentare le ragioni del paragone tra Reagan e Trump ha citato un sondaggio del 25 marzo del 1980 commissionato dal Los Angeles Times in cui solo il 30% degli americani vedeva con favore la figura di Reagan contro un 63% di contrari. E gli stessi risultati valgono oggi anche per Trump, come hanno messo in evidenza gli ultimi due sondaggi di Suffolk/Usa Today e Nbc/Wall Street Journal.
In realtà questo dato è stato subito smontato da Gallup (il più importante istituto demoscopico statunitense) che è andato a spulciare l’archivio nazionale dei sondaggi “Roper Center” e non ha trovato alcuna rilevazione del 25 marzo del Los Angeles Times. Si è scoperto poi che quelle cifre alquanto insolite per un candidato così amato (almeno agli albori) come Reagan non erano i risultati di un sondaggio ma dei semplici exit poll delle primarie repubblicane di New York svoltesi proprio il 25 marzo 1980. Tutti i sondaggi di quel periodo invece vedevano gli americani sorpresi positivamente dalla figura di Ronald Reagan. Un altro elemento di certo non in comune con Donald Trump.
Giacomo Salvini
Twitter @salvini_giacomo