Sondaggi politici: il 1° Maggio ed il lavoro oggi
Sondaggi politici: il 1° Maggio ed il lavoro oggi
Il 1° Maggio è ancora la festa del lavoro, sebbene le certezze sul presente e le previsioni per il futuro restino tutt’altro che improntate all’ottimismo. Ad evidenziarlo è lo studio condotto da Demos sul lavoro, all’interno dell’Osservatorio nazionale a cadenza trimestrale in collaborazione con Coop (Ass. Naz.le cooperative di consumatori). Senso civico, altruismo, solidarietà e altri comportamenti riconducibili al concetto di “capitale sociale”.
A credere ancora nell’importanza della festa dei lavoratori sono 2 italiani su 3. Ma le buone notizie finiscono praticamente qui.
Più di 7 italiani su 10 ritengono infatti che l’occupazione in Italia non sia stata interessata da alcuna ripresa.
In particolar modo, più di 2/3 degli italiani ritengono che sia aumentata la quota di lavoro nero e di quello precario.
Poco ottimismo anche riguardo al Jobs Act, che – secondo un italiano su 3 – ha contribuito a peggiorare la situazione. Appena l’8% degli intervistati la vede in maniera opposta, mentre 4 su 10 credono che sia ancora troppo presto per poter valutare.
Il 23% degli italiani crede che la situazione migliorerà nel giro di 2-3 anni. Una percentuale in continua discesa dal 2011 ad oggi.
Sondaggi politici: il pessimismo sul lavoro
A scemare – perlomeno nell’ultimo biennio – è anche la fetta di coloro che “sognano” un impiego pubblico. Sebbene resti il lavoro preferito, a pensarla così ora è solo il 24% degli italiani, 7 punti in meno rispetto al 2013.
A rendere ancor più eclatante l’evoluzione del mondo del lavoro è anche il livello di fiducia nelle organizzazioni sindacali. Ormai solo il 17% degli italiani crede che esse rappresentino il baluardo a tutela dei lavoratori, quasi la metà rispetto al 2004. Ora a svolgere questo ruolo è soprattutto la famiglia.
In una tale situazione di incertezza economica e lavorativa, non sorprende che 2 italiani su 3 ritengano inutile fare progetti per il futuro.
Ancor più pessimistiche sono le previsioni per i giovani: a pensare che avranno una posizione economica, sociale e lavorativa peggiore dei loro genitori è il 67% degli italiani, un dato nettamente superiore rispetto al 46% di 10 anni fa.
Ad influenzare tali dati sono anche le valutazioni dell’INPS, che prevede una pensione a 75 per i nati nel 1980. A temere questo scenario sono più di 8 italiani su 10, in particolar modo nella fascia “genitoriale” tra i 44 ed i 64 anni di età, mentre i più giovani – compresi gli stessi nati negli anni ’80 – sembrano essere leggermente meno preoccupati.
E allora quale è il futuro per i giovani? Per fare carriera ormai l’imperativo sembra essere emigrare all’estero: a pensarla così sono ormai quasi 3 italiani su 4. Otto anni fa erano “appena” il 49%.
(L’Osservatorio sul Capitale Sociale è realizzato da Demos & Pi in collaborazione con Coop. Il sondaggio è stato condotto da Demetra (mixed mode CATI-CAMI) nel periodo 26 – 28 aprile 2016. Il campione nazionale intervistato (N=1327, rifiuti/sostituzioni: 10.438) è rappresentativo della popolazione italiana con 15 anni e oltre per genere, età, titolo di studio e zona geopolitica di residenza. I dati sono stati ponderati in base al titolo di studio (margine di errore 2.4). %)