Referendum costituzionale: l’ipotesi dei quesiti separati
Nella giornata di ieri, da Firenze, il presidente del Consiglio Renzi ha dato ufficialmente avvio alla mobilitazione politica dei comitati, in sostegno delle ragioni del “Sì”, in vista del prossimo referendum costituzionale di ottobre concernente la riforma del Senato della Repubblica e della nostra architettura istituzionale. Il premier ha più volte incentrato la narrativa del voto sul paradigma del consenso plebiscitario, ad oggi infatti il quesito previsto è unico, condensando di conseguenza, nella scelta del cittadino, una dicotomia di fatto: a favore o contro il suo ministero.
Nelle ultime ore, complice anche un serrato testa a testa delle opposte concezioni all’interno della pubblica opinione, una nuova ipotesi di approccio diversificato inerente i quesiti referendari sembra lievitare all’interno delle opposizioni parlamentari al governo e, più in generale, in tutte quelle forze intellettuali e civili in favore del “No”. L’idea sarebbe quella dei quesiti separati.
Referendum costituzionale: più quesiti per meglio discernere
Non un singolo “Sì” o “No”, non un pacchetto completo “tutto incluso”, ma almeno quattro, cinque o magari sei quesiti diversi per ogni capitolo della riforma. Il verbo “discernere” è la nuova parola d’ordine di molti costituzionalisti e di buona parte delle opposizioni alla riforma targata Renzi e Boschi.
Referendum costituzionale: parla Napolitano
In una lunga intervista al Corriere il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, soffermandosi sul prossimo referendum costituzionale, ha bacchettato il presidente del Consiglio: “Ha sbagliato a metterci un tale carico politico: se vince il Sì vince la riforma, vince l’interesse generale del Paese; non è un trofeo che Renzi possa impugnare, non è un’incoronazione personale”. Napolitano ha sottolineato ancora l’importanza del referendum e della posta in gioco: “Se si affossa anche questo sforzo di revisione costituzionale, allora è finita. L’Italia apparirà come una democrazia incapace di riformarsi” e a quel punto “sarebbe ipocrita negare conseguenze sul governo”.
Referendum costituzionale: quesito omogeneo o meccanismo della matrioska?
In proposito, si è espresso nettamente il deputato del Movimento 5 Stelle Danilo Toninelli: “La dottrina è univoca nel sostenere che il cittadino debba pronunciarsi su quesiti omogenei, è un principio costituzionale oltre che una forma di rispetto della volontà popolare. Presenteremo i quesiti all’Ufficio in Cassazione, almeno uno per ciascun capitolo della riforma. Li sottoporremo ai partiti che come noi hanno votato contro. Siamo certi – ha chiosato Toninelli – che l’Ufficio solleverà il conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale, investendo la Consulta della decisione finale”.
Complicità d’intenti in favore di una proposta per un Referendum costituzionale che preveda più quesiti ed una maggiore ponderazione, dunque un voto per parti separate, è giunta altresì da Fulco Lanchester, ordinario di Diritto costituzionale alla Sapienza di Roma e promotore dell’iniziativa a sostegno di un “voto parziale o per categorie separate”, portata avanti dai Radicali.
Forti dubbi circa la valenza giurisprudenziale di un possibile meccanismo della matrioska per i quesiti del prossimo referendum costituzionale, sono invece stati espressi da Ugo De Siervo, presidente emerito della Consulta, il quale non ha però negato le oggettive difficoltà legate alla proposizione di una singola interrogazione referendaria omogenea: “Secondo me, concettualmente sarebbe meglio il quesito omogeneo, ma dal punto di vista tecnico è una ipotesi poco praticabile”.
Riccardo Piazza