Continua il braccio di ferro sulle riforme istituzionali. Il governo spinge su un Senato modellato sul sistema francese, che prevede, grossomodo, l’elezione indiretta dei senatori. È quanto emerge dopo una lunga riunione – questa mattina a Palazzo Madama – tra il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, e la presidente della commissione Affari costituzionali (nonché relatrice del provvedimento), Anna Finocchiaro (Pd), e una successiva riunione dei parlamentari dem, in vista della scadenza, oggi alle 18, per la presentazione degli emendamenti alla riforma. Restano da verificare le convergenze tra gli alleati di governo, Ncd in primis, nonché la posizione di Forza Italia e Lega Nord.
“Oggi – afferma la Finocchiaro – ci sono due opzioni di modifica. Il primo è un sistema di scelta che prevede un listino dei consiglieri regionali eletti dall’assemblea dei sindaci, il secondo è quello che viene chiamato sistema francese”.
Nel Pd, intanto, si riaccende la discussione, con la fronda guidata da Vannino Chiti, circa da 20 senatori, che non molla e rilancia la proposta già presentata ad aprile. La Finocchiaro assicura però che un intesa si troverà: “Siamo a un passo, serve compattezza nella maggioranza”.
Le reazioni però non si fanno attendere. Corradino Mineo, dell’ala civatiana, non le manda a dire: “Che devo fare, mettermi a ridere? Nella Costituzione francese del ’58 – spiega Mineo sul suo profilo Facebook – tutto gioca intorno all’elezione diretta del presidente della Repubblica, dominus del governo (ma senza sporcarsi le mani, per quello c’è il primo ministro) e soprattutto garante della Costituzione e dello spirito repubblicano. Un sovrano costituzionale. Però, siccome elezione diretta e doppio turno suscitano, in Francia soprattutto, una dinamica giacobina e parigina, ecco che la Costituzione gollista pensò di offrire una tribuna alla pancia profonda e trascurata del paese, ai piccoli amministratori che non toccano palla nella politica nazionale ma fanno i conti con tanti Asterix locali”.