Aggiornamento: Nella sentenza dell’8 maggio 2017 la Corte di Appello di Cagliari ha assolto Renato Soru, riconoscendo che ci fu evasione fiscale, ma che essa fu dovuta ad errori contabili e non all’intenzione di evadere il fisco.
Da astro nascente della politica sarda e delle società di telecomunicazione alla condanna a tre anni per aver sottratto al fisco ben 2,6 milioni di euro. E’ il ritratto di Renato Soru, uomo forte del Pd Sardegna e numero uno di Tiscali.
Bum-bum. Come in un match di boxe, il Partito Democratico ha vissuto nell’arco di un paio di giorni l’arresto del sindaco di Lodi e la condanna di tre anni a Renato Soru. Due colpi che forse stordiranno i dem in vista delle elezioni amministrative di giugno. Anche perché le opposizioni, specialmente il Movimento 5 Stelle, sono in procinto di cavalcare l’onda della legalità. I grillini insinuano una questione morale all’interno del partito nato nel 2007. Il Pd, evidentemente in imbarazzo, cerca di sbrogliarsi: è sempre l’organizzazione di migliaia di amministratori locali che vivono la politica in maniera pulita e legale. Che non cerca i compromessi col malaffare, anzi lo combatte. Anche a viso aperto, specialmente in alcune zone degradate d’Italia.
Tornando a Soru: l’eurodeputato Pd -che ha deciso di dimettersi da segretario regionale del Pd – è stato condannato per aver evaso 2,6 milioni di euro nell’ambito di un prestito fatto dalla società Andalas Ldt (sempre di Soru) a Tiscali. Un gioco di scatole cinesi: secondo le indagini della Guardia di Finanza la Andalas Ldt aveva un capitale sociale di 2 sterline e non avrebbe versato le tasse né nel Regno Unito (la sede principale era a Londra) né in Italia. L’unica utilità sarebbe stata quella di prestare 27 milioni di euro circa a Tiscali. Una pratica evidentemente forzata, dal momento che Andalas Ldt utilizzava un conto italiano sul quale venivano incassati sia i soldi della restituzione del prestito a Tiscali che gli interessi. L’ex Presidente della Regione Sardegna ha commentato a caldo. E’ scosso, Soru: “una sentenza ingiusta dal mio punto di vista, non me l’aspettavo, mi aspettavo di essere assolto. È un momento molto grave della mia vita. Non credo di aver commesso reati credo sia una sentenza che spero venga ribaltata nelle altre fasi del processo”.
La paura del Pd
Il filotto di inchieste che ha travolto il Partito Democratico nell’ultima settimana insieme alle parole poco edificanti di alcuni esponenti di Magistratura Democratica, preoccupano e non poco i vertici di governo e Nazareno. Come riporta La Stampa, “tra i fedelissimi del premier è diffusa la sensazione che siamo solo agli inizi di un attacco in grande stile contro Renzi e contro il Pd. Troppi segnali fanno credere a Palazzo Chigi che certe Procure si siano passate la voce, e che stiano facendo a gara per «svuotare i cassetti», tirandone fuori tutte in una volta le inchieste dormienti, quei dossier che tenevano in serbo. Senza un vero piano d’ azione, però con un obiettivo comune riassunto nel titolo-shock dell’ intervista a Morosini: «Renzi va fermato». Cioè steso al tappeto con uno stillicidio di accuse e sospetti, con una processione di sindaci Pd inquisiti o trascinati via in manette”.
Soru, l’attacco di Grillo
Arriva l’attacco dei 5 Stelle. Dal blog di Beppe Grillo: “tocca a Renato Soru, europarlamentare e capo del Pd in Sardegna”. Con l’utilizzo di quell’ ‘oggi’, l’ex comico genovese prospetta quasi un’assiduità per quel che riguarda gli illeciti da parte degli amministratori dem. E continua: “dopo l’euroindagato per voto di scambio mafioso Caputo, il gruppo del Pd a Bruxelles si ingrossa con un eurocondannato. Cosa aspettano a dimettersi? l’epopea immorale del Pd continua. Chi sarà il prossimo?” Un Pd che da due giorni è all’angolo e che deve reagire il prima possibile per non vedere ulteriormente incrinati il numero di voti fra un mese, alle elezioni amministrative.
Daniele Errera