Antonio Ingroia diventa garantista. L’ex pm, intervistato da Felice Cavallaro per il Corriere della Sera, ha mostrato il suo lato ‘garantista’. Ingroia è infatti il difensore di Pino Maniaci, il giornalista antimafia di Telejato attualmente indagato per aver preteso denaro e favori dai sindaci di Borgetto e Partinico in cambio di una linea soft della sua emittente sulle attività delle amministrazioni dei due comuni.
Delle accuse, che se confermate, potrebbero svelare la gravità del comportamento di un personaggio che da sempre si era mostrato in prima linea nella lotta ai clan. Ma Ingroia, in qualità di difensore del giornalista, cerca di smorzare i toni e sulla vicenda si esprime così: parliamone, ma con la con dovuta prudenza. Perché ne so poco, a parte lo spot promozionale dell’indagine predisposta dai carabinieri” – questo perché nei video diffusi: “c’è lo stemma dei carabinieri”. Nel 2014 Maniaci denunciò che ignoti avevano ucciso e impiccato i suoi cani, ultima di una serie di intimidazioni subite, anche se a minacciarlo sarebbe stato il marito dell’amante, circostanza di cui il giornalista era a conoscenza. Anche su questo Ingroia minimizza: “se avesse mentito all’opinione pubblica sarebbe deplorevole, ma non penalmente censurabile. Non è accusato di avere mentito sui cani”. All’accusa di aver mercanteggiato chiesto mazzette per la messa in onda di servizi giornalistici, Ingroia rassicura: “abbiamo la prova del contrario”.
Ingroia, “scambio di denaro tutto da provare”
Un Ingroia garantista, che non si scompone neanche davanti all’ipotesi su una posizione opposta a quella del collega Vittorio Teresi, coordinatore dell’indagine: “chi l’avrebbe detto. Ma sappiamo entrambi come bisogna distinguere l’accusa di estorsione, che necessita di oneri probatori, dalla responsabilità etica o deontologica” – e ha aggiunto: “se per un attimo svesto la toga di avvocato e indosso quella di militante dell’antimafia, e ancora oggi mi sento tale, posso dire questo. Nonostante quello che spesso si è detto a sproposito sul mio conto, non ho mai apprezzato le santine dell’antimafia, né le icone…”. E sul caso Maniaci paventa addirittura la possibilità di un atteggiamento eccessivo della procura nei confronti del giornalista di Partinico: “tutto da provare. Non vorrei parlare proprio io di ‘accanimento accusatorio’ per evitare facili ironie, ma mi sembra eccessivo da parte della Procura inserire Pino Maniaci nella stessa ordinanza cautelare emessa per 9 mafiosi. Scelta di dubbio gusto, ingenerosa per chi ha fatto comunque battaglie e ha subito aggressioni fisiche da parte di mafiosi. Con l’aggiunta del divieto di dimora che impedisce al giornalista di lavorare e rischia di far chiudere Telejato”.