Il numero magico è 239.181 euro, cioè il tetto stipendi imposto da Renzi ai manager pubblici. E’ una cifra legata all’indennità del Presidente della Repubblica. Scavando nel profondo delle Regioni, però, si scoprono emolumenti favolosi. Come nel caso della Sicilia.
In Trinacria i sindacati sono a lavoro per arrivare alla conclusione di una lunga e feroce trattativa sui tetti stipendi dei burocrati regionali. Ecco solo alcuni esempi del tetto imposto (e mal digerito) dai dipendenti di Consiglio e Giunta: i consiglieri regionali a quota 240.000 euro lordi all’anno, gli stenografi al livello 200.000, i segretari a 145.000, i coadiutori sui 110.000 ed infine gli assistenti a 92 mila euro. La necessità è quella di ridurre i costi, ovvio. E la politica deve dare l’esempio: è incredibile che solo l’Ars (Assemblea Regionale Siciliana) spenda quanto il Senato della Repubblica. Questo parametro si è raggiunto anche a causa dei super stipendi (equivalenti a oltre una decina di figure, tra cui il segretario generale dell’assemblea) che vanno molto al di sopra del tetto che si è prossimi ad introdurre: 200.000 euro lordi all’anno.
Un clima nazionale che spinge quello locale, quindi: anche l’Ars sta livellando i salari storicamente troppo elevati. Claudio Barone, sindacalista della Uil, aggiunge: “bisogna prima di tutto rendere pubblici i trattamenti economici dei dirigenti e poi procedere subito a normalizzarli riportandoli nella media di quelli nazionali”.
Tuttavia, come si dice, ‘ fatta la legge trovato l’inganno ’: ecco la postilla della fuoriuscita. Gli interessati sono coloro che hanno maturato più anzianità. Questi, qualora lasciassero l’amministrazione pubblica entro 12 mesi, manterranno i super stipendi ed il “maturato contributivo”, ovvero la pensione d’oro.
Daniele Errera