Governo e nomine: ecco chi è Carlo Calenda
“Calenda è uno più rissoso di me”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio Matteo Renzi presso un noto salotto buono della Tv. La descrizione risulta emblematica, seppur ermetica, specie considerandone il pulpito di provenienza. Il prossimo ministro dello Sviluppo economico, la cui nomina è stata annunciata dal premier ieri in diretta su Rai 3, dovrebbe espletare i giuramenti di rito al Quirinale già entro la settimana corrente. D’accordo, tenacia ed esperienza del confronto, ma chi è davvero Carlo Calenda?
Carlo Calenda: un Cursus honorum originale
Nel grosso fascicolo pubblico legato alle vicende di Carlo Calenda vi è sufficiente materiale per una buona biografia di successo. Classe 1973, figlio di un economista, Fabio Calenda, e della regista Cristina Comencini, dopo una militanza giovanile negli ambienti della sinistra radicale (Federazione dei giovani comunisti italiani) approda nel tempo a più miti visioni pragmatiche, figlie della tradizione di pensiero moderata. Tuttavia a sedici anni, complice anche una precoce paternità, si allontana dall’agone politico.
Con una laurea in giurisprudenza conseguita a Roma nell’ambito del diritto internazionale, il Cursus honorum di Carlo Calenda, e dunque anche l’intreccio della nostra potenziale biografia, sembrerebbero doversi giocoforza incanalare nella più classica delle vie già battute. Invece no. Calenda, uomo meticoloso, scrupoloso ed ostinato, decide di non proseguire sul terreno che porta al concorso pubblico per divenire diplomatici. Il nostro protagonista va a lavorare a Londra. Prima una società che si occupa di trading di diritti televisivi e successivamente l’approdo in Ferrari, alla corte di Luca Cordero di Montezemolo. Saranno questi cinque anni passati a Maranello, dove si occupa di strategie di marketing e del progetto inerente la quotazione in Borsa del Cavallino rampante, a dargli quella visione prospettica manageriale di lungo termine. Visione di cui farà tesoro e che porterà con sé anche nelle sedi di potere internazionale, per conto del governo Renzi.
Procediamo ad ogni modo con ordine. Dopo la Ferrari arrivano le esperienze lavorative presso la televisione satellitare a pagamento Sky, dunque Confindustria. Durante gli anni della sua presidenza, Montezemolo decide di affidare a Calenda il ruolo di direttore degli affari internazionali: responsabile delle missioni commerciali estere delle piccole e medie imprese.
Con la caduta di Montezemolo e l’avvento di Marcegaglia, lascerà Confindustria per tornare, con alterne fortune, alla politica. Lo ritroviamo coordinatore di Italia Futura, la compagine creata dall’ex presidente della Ferrari, e poi candidato nelle liste di Scelta Civica. La disfatta politica ed il sostanziale oblio di consenso cui andranno incontro entrambe le iniziative porteranno Calenda ad una seria autocritica dialettica affidata alle colonne del Messaggero: “Poche iniziative nella storia politica italiana hanno avuto una parabola così bruscamente discendente come quella di Scelta Civica. Personalmente sento di avere molte responsabilità in proposito a partire dalla retorica sulla superiorità della società civile che per anni ho coltivato già a partire dal mio impegno in Italia Futura. Oggi penso che questa sia stata una delle cause principali del nostro fallimento”.
Carlo Calenda: manager e ambasciatore
Con il governo di Enrico Letta arriverà una importante risalita della china. Carlo Calenda viene nominato viceministro allo Sviluppo economico con delega al Commercio estero, ruolo confermato anche durante l’era di Matteo Renzi. Il metodo, il rigore e la ostinata prassi negoziale razionale che contraddistinguono la figura di Calenda gli consentono di assurgere al ruolo di alfiere importante per gli interessi della macchina economica e degli affari esteri italiani, specie in sede europea. Ruolo che interpreta con una formazione da manager e non da ambasciatore di educazione tradizionale.
Il cambiamento dell’ermeneutica diplomatica che Calenda ha condotto in questi mesi a Bruxelles per conto dell’Italia, si situa nella nuova strategia di potere che il nostro paese ha condensato intorno ai paradigmi della crescita sostenibile, della flessibilità di bilancio e della unità di gestione delle frontiere. Proprio grazie a tale nuovo approccio sono nati in questi mesi il “Migration Compact” e i documenti programmatici d’economia e finanza presentati recentemente alla Commissione europea dal ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan.
Riccardo Piazza