Polonia: una politica orientata
Decine di migliaia di polacchi – forse fino a un quarto di milione – hanno sfilato per Varsavia per esprimere il loro sostegno all’Unione europea e opporsi al nuovo governo conservatore, accusato d’erodere la democrazia. Le autorità cittadine hanno stimato che circa 240.000 persone si fossero riversate nelle strade, in una delle più grandi manifestazioni di piazza da quando è crollato il comunismo 27 anni fa.
Polonia in piazza: cosa vogliono i manifestanti?
I manifestanti si oppongono alla politica del partito di comando, Legge e Giustizia, il quale sta promuovendo un programma nazionalista e patriottico, dirige la nomina dei giudici, cambia funzionalmente la corte costituzionale, sceglie i direttori radio- televisivi e molto altro. Ma sono ancor più preoccupati del fatto che il partito, mettendo a rischio i benefici economici dell’Unione, stia screditando in Europa la Polonia che, con 230 miliardi di euro, è la più grande beneficiaria del bilancio UE.
I sostenitori filo-governativi, con lo slogan: “coraggio Polonia”, hanno indetto una più piccola contro dimostrazione. Loro sostengono che il loro partito non cederà alle “cricche” di Piattaforma Civica, che ha disciplinato la Polonia per nove anni.
Un leader della marcia pro-UE – il leader del partito Piattaforma Civica, Grzegorz Schetyna, ex ministro degli esteri – ha dichiarato: “Non permetteremo che arrivi l’incubo di un regime autoritario. Non accetteremo la violazione della democrazia, dello stato di diritto e la violazione della Costituzione”.
Nonostante le grandi differenze, in termini di dimensioni, le due manifestazioni hanno mostrato che la società civile è viva e vegeta. Questo è importante non solo per la Polonia, ma in un contesto più ampio per tutta l’Europa orientale: in Ucraina gli attivisti della società civile sono fondamentali nell’arginare l’insidiosa influenza degli oligarchi; in Romania, i movimenti della società civile sono stufi della corruzione che ha portato al potere presidenziale Klaus Iohannis nel 2014.
Polonia: il perché di una divisione politica
Nel caso della Polonia, le ultime manifestazioni anti-governative non raccolgono solo l’opposizione parlamentare, ma anche una vasta gamma di movimenti indipendenti, tra cui il KOD, Comitato del Movimento Civico per la Difesa della Democrazia, che è stato creato nel mese di novembre, poco dopo che Legge e Giustizia ha preso il potere e ha cominciato a utilizzare misure autoritarie. La coalizione governativa, invece, sostiene che i suoi cambiamenti sono volti a costruire una nazione forte e priva dell’influenza degli ex comunisti, anche se nelle ultime elezioni di ottobre hanno ricevuto 5,7 milioni di voti (in una nazione di 38 milioni di abitanti).
Le dimostrazioni evidenziano un amaro divario tra chi vuole una maggiore integrazione con l’Europa e coloro che ritengono che l’adesione all’UE abbia eroso la sovranità nazionale, ritrovata solo recentemente dopo la fine della guerra fredda. Secondo il leader del partito di governo, Jaroslaw Kaczynski, la manifestazione è l’espressione dell’insoddisfazione di alcuni gruppi per aver perso le elezioni e che la Polonia vuole essere partecipe alla riforma dell’UE, ma desidera essere “separata” e libera di decidere sui suoi valori sociali.
Ma Robert Winnicki, un deputato e capo del Movimento Nazionale (Ruch Narodowy), ha spiegato che la contro-marcia fosse finalizzata per esprimere opposizione al KOD, ai “dettami di Bruxelles” e alle mosse per accogliere i rifugiati in Polonia. “C’è la cancrena della sinistra liberale che sta distruggendo l’Europa. È un cancro multiculturale – ha aggiunto Winnicki – L’Unione Europea cerca di limitare la sovranità della Polonia e d’interferire con ciò che sta accadendo in Polonia. Ci sono forze in Polonia che noi chiamiamo collaboratori, che affiancano Bruxelles”.
In gennaio, la Commissione europea ha avviato un’indagine per stabilire se la Polonia sta sostenendo il principio dello Stato di diritto e se le nuove controverse normative, spinte dal partito di governo, stanno violando le norme UE. I sostenitori di Legge e Giustizia nel frattempo, accusano i politici dell’opposizione polacca d’incitare Bruxelles perché interferisca negli affari interni della Polonia.