Referendum Costituzionale, la minoranza Pd minaccia Renzi
Al referendum costituzionale di ottobre mancano cinque mesi esatti. Si tratta della partita più importante per il premier Matteo Renzi che ha messo in gioco il governo e la sua carriera politica. Il presidente del Consiglio e segretario del Pd ha esortato il partito ad essere unito per il sì.
La risposta della minoranza dem è stata tiepida. Alle aperture iniziali di Bersani (“nell’ambito di un percorso condiviso anche la minoranza si impegnerebbe per un sì”) si è contrapposto il niet di Speranza.
L’ex capogruppo democrat è rimasto scottato per la sostituzione del suo uomo in Basilicata, Piero Lacorazza, presidente del consiglio regionale, in favore di un alfaniano. “Si tratta di una destituzione” è stato lo sfogo di Speranza che medita di candidarsi alla segreteria contro Renzi.
Referendum Costituzionale, minoranza Pd pronta allo sgambetto
La contrapposizione al premier/segretario potrebbe portare la minoranza dem anche ad istituire comitati per il no al referendum costituzionale di ottobre.
Lo rivela Libero.
A promuovere questi comitati dem per il no potrebbero non essere direttamente parlamentari della minoranza, anche perché nella stragrande maggioranza hanno votato a favore nelle varie letture parlamentari. Ma, dall’esterno, sosterranno chi voglia promuoverli. Se i big si asterranno (Bersani, Speranza), c’ è qualche parlamentare che ha votato no in Parlamento e potrebbe impegnarsi direttamente.
«Se ci sono iscritti del Pd o aree diffuse del Pd che sono orientati per il no, perché dobbiamo cacciarli o alzare dei muri? Lasciare che pezzi dei nostri possano fare campagna per il no significa mantenerci in rapporto con con iscritti, eletti». È lo stesso argomento usato nel referendum sulle trivelle, dove, infatti, un pezzo del Pd, a cominciare dal governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha fatto campagna contro la posizione decisa dal segretario.