Oggi la Corte dei Conti ha diramato i dati sul lavoro nero nella penisola che ha dato i natali a Dante piuttosto che a Mazzini. Ancora una volta l’Italia si dimostra prima in una speciale classifica che, però, non ha niente di cui vantarsi: l’economia sommersa.
21% del Prodotto interno lordo. Praticamente 300 miliardi di euro circa è l’economia nera italiana. Solo l’evasione dell’Irpef e dell’Irap arriva a 50 miliardi di euro. Ma è il fenomeno dell’erosione fiscale a preoccupare realmente. Infatti potrebbe indicare “dimensioni anche superiori a quelle dell’evasione”.
La Corte dei Conti, nel suo rapporto 2014, esprime anche una lunga serie di dati sul fisco. Perplessità, anzitutto, per “un livello di prelievo eccessivo” che è cresciuto a dismisura negli ultimi anni: infatti, spiegano i componenti dell’istituzione inaugurata a Torino nel lontano 1862, “alla fine del 2013, ricorda la magistratura contabile, la pressione fiscale era pari al 43,8% del Pil quasi tre punti oltre il livello del 2000 e quasi quattro rispetto al valore medio degli altri ventisei paesi Ue”. Il cuneo fiscale sul lavoro, poi, presenta un valore totalmente sballato rispetto ai colleghi europei: 47,8% rispetto al 42% della media Ue a 21 paesi.
La Corte dei Conti, per voce del presidente Raffaele Squitieri, critica infine l’iniziativa renziana degli 80 euro per le buste paga sotto i 24.000 euro lordi. E’ uno strumento “surrogato”. La vera necessità è una riforma fiscale “equa e strutturale di riduzione e di redistribuzione dell’onere tributario”. Un cambio totale rispetto al passato e non dei semplici abbellimento cosmetici. “Scelte selettive, rientranti nell’ambito proprio e naturale della funzione dell’Irpef, affidati a strumenti surrogati (i prelievi di solidarietà, i bonus, i tagli retributivi) – come è indicato all’interno del rapporto – sono all’origine di un sistematico svuotamento della base imponibile dell’Irpef finendo per intaccare la portata e l’efficacia redistributiva dell’imposta”. Sono iniziative, queste, “che allontanano e rendono più difficile, l’attuazione di un disegno equo e strutturale di riduzione e di redistribuzione dell’onere tributario”.
Daniele Errera