Il Sindaco di Parma Federico Pizzarotti è indagato, con l’assessore alla Cultura Laura Ferraris, per abuso d’ufficio. L’indagine della Procura parmigiana riguarda le nomine del Teatro Regio risalenti al gennaio 2015 e insieme ai due amministratori del Movimento 5 Stelle risultano iscritti nel registro degli indagati anche gli altri tre membri del consiglio di amministrazione del Regio: Giuseppe Albenzio, Silvio Grimaldeschi e Marco Alberto Valenti. A riportarlo stamani la Gazzetta di Parma secondo cui l’inchiesta è partita nel febbraio 2015 ma l’iscrizione nel registro degli indagati sarebbe arrivata solo nel febbraio 2016. Inoltre il 29 aprile i magistrati avrebbero dovuto interrogare lo stesso sindaco Pizzarotti ma poi la data è saltata. “Sono tranquillo – ha scritto il primo cittadino del Movimento 5 Stelle su facebook – perché è un atto dovuto a seguito degli esposti del Partito Democratico”.
Pizzarotti, l’indagine della Procura di Parma
Come ha rivelato stamani la Gazzetta di Parma l’indagine nasce dall’esposto del senatore Pd Giorgio Pagliari che aveva seguito con attenzione l’iter delle nomine del Teatro Regio. Tutto parte dal “bando per la ricognizione esplorativa” aperto nel settembre 2014 e chiuso il 4 ottobre successivo. Le domande per diventare direttore generale sono 30 e una commissione di esperti avrebbe dovuto scegliere il vincitore. La commissione poi vaglia una rosa di 7 nomi ma pochi mesi dopo – e siamo al gennaio 2015 – la Fondazione Teatro Regio (presieduta da Pizzarotti) fa sapere che la “ricognizione esplorativa” si è chiusa senza esito. Dopo una settimana il cda annuncia la nomina di Anna Maria Meo per la poltrona di direttore generale del Regio e di Barbara Minghetti come consulente per lo sviluppo e i progetti speciali. Ora Pizzarotti e l’intero cda saranno chiamati a rispondere delle due nomine fatte chiudendo improvvisamente il bando pubblico. I pubblici ministeri di Parma vogliono capirci di più e sentiranno i membri del cda a breve per capire se ci sono i margini per una richiesta di rinvio a giudizio.
Pizzarotti, Fico: se emerge condotta contraria al M5S si dimetterà
Così, dopo l’indagine per concorso in bancarotta fraudolenta a carico del Sindaco di Livorno Filippo Nogarin, un’altra tegola cade sul Movimento 5 Stelle. E, soprattutto, colpisce i Sindaci dei due comuni più importanti amministrati oggi dai pentastellati. Il Sindaco di Parma Pizzarotti ha dichiarato di voler “andare avanti senza esitazione” (sostenuto dal Movimento 5 Stelle di Parma) anche se secondo ilfattoquotidiano.it nessuno del direttorio avrebbe chiamato in giornata il primo cittadino. Il capogruppo grillino in consiglio comunale Marco Bosi ha dichiarato però che da Roma sarebbero state chieste “spiegazioni per capire cosa stava succedendo” e che c’è piena condivisione tra lo staff romano e il Movimento di Parma sulla situazione a livello politico. Nel primo pomeriggio poi è arrivata anche il post di Roberto Fico, membro di spicco del direttorio: “il sindaco di Parma è indagato per aver nominato il direttore del teatro Regio, cosa che è nelle sue prerogative. La magistratura sta verificando se ha seguito correttamente la procedura. Come sempre, se dovesse emergere una condotta contraria alla legge e ai principi del MoVimento 5 Stelle chiederemo un passo indietro. Come in tutti gli altri casi”.
Pizzarotti, Raggi: gli avvisi di garanzia non sono manganelli
Se le parole di Fico sono in linea con la condotta tenuta finora dai grillini quando alcuni militanti hanno ricevuto avvisi di garanzia, l’intervento più duro è quello della candidata Sindaco di Roma Virginia Raggi che in due diverse dichiarazioni di oggi ha fatto percepire un cambio netto su tutta la linea. In mattinata a Radio Città Futura la Raggi ha detto che prima di far dimettere un amministratore pubblico bisognerebbe leggere “il contenuto dell’avviso di garanzia” capirne “il fatto contestato” e poi “valutare”. “Del resto – ha continuato la candidata grillina – mi sembra che sia doveroso capire bene quali siano le circostanze prima di poter dire qualcosa. Altrimenti si avrebbe una sorta di strapotere della magistratura”. Successivamente, intervistata da Tommaso Labbate e Sergio Rizzo per Corriere live, ha ripetuto gli stessi concetti aggiungendo che gli avvisi di garanzia “non devono essere usati come manganelli”.
Giacomo Salvini
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