Israele: l’esercito nazional-religioso dei rabbini
Israele: “La storia ci ha scelto per essere i capofila della lotta contro il nemico terrorista di Gaza che maledice, denigra e odia il dio d’Israele” queste le parole di Ofer Winter, colonnello israeliano, in una lettera scritta alle sue truppe. Queste righe hanno fatto rapidamente il giro del mondo grazie a Internet, complice anche la conclusione della missiva che prometteva ai soldati la protezione divina in campo. La lettera ha messo nero su bianco il coinvolgimento religioso nel conflitto e si è fatta simbolo di una nuova questione: Israele vuole essere un Paese liberale o nazional-religioso?
Israele: l’esercito nazional-religioso dei rabbini
Dal 1948, anno di fondazione dello Stato israeliano, esercito e governo sono stati due organi laici e prettamente di sinistra. Da qualche anno a questa parte però una nuova matrice nazional-religiosa ha preso prepotentemente piede. Nel 2016 per la prima volta i capi del Mossad, dello Shin Bet e della polizia sono sionisti religiosi.
Per i sionisti religiosi l’intervento bellico è un dovere morale e religioso prima che politico. Combattere in Cisgiordania è un modo per ricostituire uno Stato ebraico sulle ceneri della cultura ebraica.
Non tutti ovviamente sono d’accordo: il primo ministro Benjamin Netanyahu è stato interpellato da politici e rabbini che fortemente si stanno opponendo a questa inversione di tendenza. Sebbene il governo Netanyahu stia dando una notevole sterzata a destra, il primo ministro è pur sempre un laico e non può ignorare l’appello di una parte della popolazione che costituisce una fetta importante del suo elettorato.
Già da diverso tempo i rabbini sono coinvolti nella vita militare israeliana prettamente con funzioni religiose di tipo pratico come far osservare ai soldati il rispetto delle “norme alimentari” previste dall’ebraismo. Da circa un decennio però i rabbini sono entrati nella vita militare dando corsi di leadership, cameratismo e insegnamenti religiosi, rendendo fortemente “promiscua” la loro presenza tra le truppe.
Secondo Reuven Gal, presidente dell’Associazione Israeliana di Studi Civili e Militari, la metà dei soldati dell’esercito sono sionisti religiosi. “Un numero troppo alto” secondo Gal, intervistato dall’agenzia Reuters; “L’Idf è l’esercito israeliano, non l’esercito ebraico. Al suo interno ci sono soldati osservanti e laici. Se i suoi valori provengono dal rabbinato, c’è qualcosa di sbagliato”.
Federica Albano