Comunali Roma, l’incubo simbolico che sta per materializzarsi
E se alla fine ci si rendesse conto che gl’incubi non si fanno solo di notte, ma prendono forma anche a occhi aperti, quando il sole non è ancora calato del tutto e si è pienamente svegli? Se, per esempio, ci si dovesse rendere conto che la realtà ha il nome di qualcosa di già noto, ma l’etichetta inganna anche il più esperto e, al di sotto, tutto è profondamente diverso? Filosofia? Nient’affatto: considerazioni spicciole, che all’ombra del Colosseo possono avere effetti devastanti.
Si immagini, giusto per fare un esperimento, che Viva l’Italia fosse ricordato anche dai drogati di politica come un simbolo innocuo (dopo la sua prima versione furbetta che clonava la bandierina di Forza Italia), presentato alle comunali del 2013. E si immagini anche di scoprire all’improvviso che la scritta c’è, sì, ma sotto a una parola scritta a caratteri cubitali, “Gioia!”, bianca su fondo rosso, con in alto una fettuccia tricolore da inaugurazione (o simile alla fascia da sindaco) e un “con” che la affianca. Potreste all’improvviso rendervi conto che quel disegno vi ricorda qualcosa, ad esempio “Con Giorgia”, con la fascia a richiamare un Colosseo tricolore piazzato altrove: se poi il cognome della capolista facesse Meloni (anche se il nome fosse Tiziana), il colpo sarebbe completo.
E si prosegua nel gioco, immaginando che unMovimento per Roma, già visto in passato qua e là con lo stesso Anfiteatro Flavio sullo sfondo giallo, potesse finire sulla scheda. E si immagini invece la faccia di chi scoprisse che il fondo in realtà è bianco, delimitato da una circonferenza rossa e non contiene altro che il nome della lista, scritto in nero su tre righe, con la preposizione rossa e – guarda caso – la stessa font del MoVimento 5 Stelle. Non bastasse il caso che ha voluto divertirsi di brutto, piazzando la Lista del Grillo Parlante proprio sopra all’emblema del M5S, per l’eventuale elettore pentastellato non troppo attento alla scheda potrebbe profilarsi un doppio trabocchetto.
E, se si volesse proprio mettere la ciliegina esplosiva, perché non pensare che Lega Centro, il simbolo depositato come del tutto inoffensivo alle politiche del 2013, ma già protagonista di un’operazione genialmente luciferina alle elezioni regionali – con “Storace” scritto grosso come una casa, al punto da sfiorare un eletto a Roma e farne perdere almeno uno alla lista del candidato presidente – potesse completare l’opera questa volta? Perché dunque non immaginare che, sopra al nome del partito, comparisse il disegno di una ruspa – toh! – e sotto, in carattere manoscritto, spuntasse la parola “Salviamo”, in cui casualmente risuona un cognome come Salvini, che peraltro potrebbe essere lo stesso del capolista (con Giovanni come nome)?