Amministrative 2016, marcia indietro del governo: ma quanto ci sarebbe costato votare anche di lunedì?
AGGIORNAMENTO 17 MAGGIO, ORE 9:12. Il governo ha fatto marcia indietro, ritirando il decreto legge che avrebbe esteso il voto anche al lunedì. E dal premier Renzi è arrivata anche la smentita sui costi aggiuntivi, come riportato da Repubblica: “sarebbero stati 4,8 milioni, non 100”.
Nel Consiglio dei Ministri in programma per questo pomeriggio, il governo Renzi presenterà un decreto legge che allunga la scadenza elettorale delle amministrative 2016, mantenendo aperti i seggi anche il 6 e il 20 giugno. Ad annunciarlo erano state le dichiarazioni del Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, rilasciate al quotidiano Arena di Verona: «Mi sembra giusto che il quesito d’autunno, che può realizzare la più grande riforma dopo la Costituzione, si voti anche di lunedì».
L’ipotesi, stando alle parole di Alfano, è di bissare la formula dei due giorni di apertura dei seggi anche in occasione del Referendum costituzionale dell’ottobre prossimo. Il titolare del Viminale non esclude, poi, la possibilità di approvare una legge che ripristini la due giorni di voto, per contrastare il fenomeno dell’astensionismo denunciato da tutte le forze politiche. Tuttavia, se sul decreto per le amministrative le forze di opposizione si dicono d’accordo, non è dello stesso parere l’ex premier Enrico Letta.
Fu proprio il suo governo ad introdurre nella legge di stabilità 2013 l’Election Day. All’epoca delle misure spending review, si pensò di concentrare in un’unica giornata la chiamata alle urne degli italiani. Oggi, l’ex Presidente del Consiglio è convinto che quella era la strada giusta da seguire, e intervistato da Repubblica critica duramente la decisione del governo Renzi di raddoppiare l’appuntamento per le amministrative e, con molta probabilità, anche per il Referendum: «Mi chiedo proprio il senso di questo cambiamento – dice Letta-. Costa molto». Enrico Letta ci tiene a sottolineare l’eccezione italiana nel quadro dei Paesi europei dove si vota in un solo giorno.
Amministrative 2016, Ma quanto costa un singolo turno elettorale?
I dati del ministero dell’Interno parlano di circa 300milioni di euro quando è chiamato al voto l’intero corpo elettorale. Mentre, l’analisi dei dati sull’ultima sperimentazione della doppia apertura dei seggi la domenica e il lunedì, fornisce il costo totale per le casse dello Stato che si aggirava intorno ai 389milioni di euro. In prospettiva, reintrodurre la possibilità di recarsi alle urne anche di lunedì non raddoppierà i costi, bensì un esborso di circa 100milioni di euro come in occasione delle politiche/regionali (febbraio) e amministrative (maggio) del 2013.
I cento milioni di euro in più serviranno a coprire i compensi degli scrutatori, oltre che gli straordinari garantiti sia alle forze dell’ordine e ai militari che presidiano i seggi e ne garantiscono la sicurezza, sia quelli dei dipendenti statali. Le altre spese sono relative alla logistica elettorale come il montaggio e smontaggio delle cabine e degli altri arredi dei seggi.
Come abbiamo già accennato in precedenza, la reintroduzione del voto anche di lunedì favorirebbe la partecipazione dei cittadini. Quali sono i riflessi che questa scelta potrebbe avere sull’esito del Referendum confermativo?
Come riporta Monica Rubino su Repubblica: «Alcuni esperti dicono che la doppia giornata di votazioni al quesito sulla legge costituzionale favorisca i SI. Perché i più motivati sono sostenitori del NO e andranno sicuramente a votare il primo giorno, soprattutto in chiave anti-Renzi. I favorevoli alla riforma, invece, potrebbero impiegare più tempo a mettersi in moto».
Quindi, anche l’apertura di due giorni consecutivi dei seggi acquista un valore politico in vista del Referendum che deciderà se confermare o meno la riforma Boschi, e al quale Mattero Renzi ha legato il destino del suo governo.
Andrea Ficchì