MatteoRisponde in prima serata, Renzi one-man show
Oggi Mercoledi 18 maggio il presidente del Consiglio Matteo Renzi compierà un altro passo del suo percorso da innovatore della comunicazione politica (che non è la Politica) inaugurando la prima serata del suo #MatteoRisponde. Su che canale? Su Facebook.
#MatteoRisponde come alternativa a Porta a Porta e agli altri talk show
Niente “Porta a Porta”, nessuna “Gabbia” e nessun “Virus”: Renzi cambia media, cambia regole, e cambiando anche orario va a sovrapporsi alle classiche tribune politiche che sembrano piuttosto dei talk show di bassa qualità. Adesso è il momento di #MatteoRisponde e la differenza è sostanziale perché, come insegna McLuhan, medium is the message e diversi media veicolano diversi messaggi a causa delle diverse modalità di utilizzo per cui questi sono stati pensati.
In principio c’era il salotto politico, che in Italia è quasi sinonimo di Porta a Porta. Il format è noto, un conduttore, esperti che dicono la loro, giornalisti, controparti politiche, interventi a volte anche molto confusi che generano domande (spesso evase), risposte (spesso urlate) e in generale dibattito. Talvolta fine a se stesso, ma pur sempre dibattito.
Renzi una forma di insofferenza nei confronti di questi talk show l’aveva già resa nota: ricordiamo ad esempio quando twittò il suo dissenso definendoli pieni di “balle spaziali e finti scoop”, augurandosi di riuscire a cambiare il modo di raccontare l’Italia e la politica; oppure più recentemente alla polemica a distanza nata con Mentana nel periodo pre referendum Trivelle, quando il direttore del TgLa7 si scagliò contro il premier che a detta sua avrebbe dovuto smetterla di prendersela con le TV e i talk.
#MatteoRisponde, un nuovo racconto
Detto fatto, un modo nuovo di raccontare l’Italia ce l’abbiamo già sotto gli occhi, si chiama #MatteoRisponde e si basa su un format tutto nuovo: c’è solo Renzi (anche se a volte si porta degli ospiti, vedi il governatore della Campania De Luca), le domande le fanno i tanti che lo ascoltano, quelle a cui rispondere le sceglie lui e alle sue riposte non seguono repliche. Si tratta di una bidirezionalità unidirezionale, dove gli ascoltatori interagiscono e l’emittente (Matteo Renzi) sceglie accuratamente a quale interazioni dare ascolto e quali, invece, vanno bypassate.
In realtà poi Renzi, o più semplicemente chi ne cura la comunicazione, non hanno fatto altro che seguire trend e opportunità offerte dai social media, dimostrando di sapersi muovere in quello che sembrava dover essere avamposto grillino e trasformandolo in un campo di battaglia in cui si riesce anche a vincere facile. Zuckerberg ha implementato le dirette Facebook da poco, e lui prontamente ha sfruttato l’opportunità: una grande cassa di risonanza (oltre 800mila seguaci di base, più l’effetto virale ad amplificare) dove fare la propria tribuna politica con una grande novità: qui si parla da soli e si vince sempre.
Informazione o propaganda?
Di certo ci saranno dei vantaggi per il pubblico, me ne viene in mente soprattutto uno: niente urla. Il timore è che questo possa essere l’unico. I rischi, di contro, abbondano: da un monologo non può nascere un confronto, se non virtuale, dilatato nel tempo e poco incalzante. E chi riceve, senza un minimo contraddittorio, si trova indifeso. Nessun mette in dubbio la buona fede del Premier, ma questa non è informazione, sembra qualcosa di più vicino alla propaganda.
Aspettiamo di vedere i numeri di #MatteoRisponde in questa nuova fascia oraria (21,30) che pare voglia sorridere ai lavoratori, guardando con curiosità questa nuova frontiera della comunicazione politica di casa nostra e consapevoli di essere spettatori di una piccola rivoluzione, in diretta su Facebook.
Luigi Conenna su Comunicatore Pubblico (Fb: Comunicatore Pubblico)