Libero: ecco perchè Belpietro è stato mandato via

Pubblicato il 18 Maggio 2016 alle 14:46 Autore: Ilaria Porrone
maurizio belpietro contro ettore rosato

Ribaltone  nella redazione di Libero quotidiano. La famiglia di Antonio Angelucci ha infatti sostituito l’attuale direttore Maurizio Belpietro con Vittorio Feltri, che ritorna per la terza volta alla guida del quotidiano milanese. Cosa cambierà nella linea editoriale? E’ questa la domanda che in queste ultime ore si stanno ponendo in queste ultime ore giornalisti, politici e addetti ai lavori.

Ciò che sembra chiaro, è che con il ritorno di Feltri il giornale potrebbe allontanarsi definitivamente da Silvio Berlusconi. Già nel primo editoriale su Libero Feltri  aveva “rottamato” definitivamente l’ex premier: “Perché penso che Berlusconi sia finito”, già il titolo non lasciava spazio a interpretazioni. Un palese antiberlusconismo in anche chiave nazareno, quando Feltri ha consigliato venerdì scorso un bel sì a Silvio Berlusconi in occasione del referendum costituzionale.

Ciò che sembra improbabile, è che l’antiberlusconismo di Feltri si tramuti in una sponda all’azione politica di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, due politici seguiti con attenzione da Belpietro.

Ciò che invece appare più credibile, è una linea più morbida nei confronti dell’attuale governo guidato da Matteo Renzi e una linea non antagonista rispetto alla collaborazione in maggioranza fra il premier e  Denis Verdini.

Libero, il retroscena di Dagospia

Il licenziamento di Belpietro sarebbe stato deciso durante un incontro tra Renzi, Verdini e Angelucci. Lo rivela Dagospia.

“Alcuni giorni fa il “macellaio toscano” aveva messo intorno a un tavolo Antonio Angelucci e Renzi. Con il premier cazzone che aveva tuonato la qualsiasi contro il quotidiano diretto da Belpietro, a partire dagli attacchi sullo scandalo di Banca Etruria (cosa che in vista del voto amministrativo e poi del referendum, lo angoscia giorno e notte). Da quel summit era partita la decisione di tagliare la testa di Belpietro. Anche perché, dall’altra parte, c’era un Berlusconi che non apprezzava per nulla la linea del quotidiano meneghino tutto mirata a portare in trionfo ogni giorno in prima pagina le gesta del duplex Salvini & Meloni, ribelli al diktat del Banana di puntare tutto su Marchini”.

Libero, Cerasa (Foglio): “Nasce il partito del referendum”

La notizia è stata molto commentata sui giornali italiani. Se da una parte il Fatto ha presentato la notizia come la creazione del “Giornale unico del sì” alla riforma costituzionale, il Foglio ha festeggiato il cambio di linea come la prova del progressivo allargamento di quello che il direttore Cerasa definisce “il Pr”, inteso come partito del referendum, cioè del sì alla riforma costituzionale.

Il referendum al centro quindi. E se da una parte c’è chi parla di “fronte editoriale del si”, anche dal punto di vista politico la situazione è ancora tutta in via di definizione. L’ex segretario Pier Luigi Bersani, per esempio, ha fatto cadere anche il nuovo appello alla tregua delle polemiche interne lanciata da Renzi in un incontro con i segretari provinciali e regionali del partito, invitati a mobilitarsi per il sì “a testa bassa”.

L'autore: Ilaria Porrone

Classe 1987, vive a Roma. Laureata in Relazioni Internazionali presso l’Università di Roma Tre. Appassionata di storia e comunicazione politica, nel tempo libero è una volontaria della ONG Emergency. Collabora con Termometro Politico dal 2014. Su twitter è @IlariaPorrone
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