Brutte notizie per il settore manifatturiero italiano. Un report redatto dal centro studi di Confindustria ha, infatti, riportato la notizia del sorpasso dell’industria brasiliana ai danni di quella italiana, che passa così dal settimo all’ottavo posto. Tuttavia, in un futuro non troppo remoto, il Belpaese rischia di uscire anche dalla classifica delle otto potenze economiche mondiali (G8), guidata saldamente dalla Cina.
Gli analisti di viale dell’Astronomia hanno individuato le cause principali di questo storico passo indietro: “Nel 2007-2013 la produzione è scesa del 5% medio annuo, una contrazione che non ha riscontro negli altri più grandi paesi manifatturieri”. Inoltre, il presidente degli industriali Giorgio Squinzi ha aggiunto: “È stata massiccia l’erosione della base produttiva, che ha portato alla chiusura di oltre 100.000 fabbriche con la distruzione quasi un milione di posti di lavoro tra il 2001 e il 2011, proseguita nel biennio successivo, con altri 160.000 occupati e 20.000 imprese in meno”.
Ma la carrellata di dati scoraggianti non finisce qui: “L’industria manifatturiera italiana soffre per fattori che s’intrecciano e si accavallano – si legge nel documento –, come il calo della domanda interna, l’asfissia del credito, l’aumento del costo del lavoro slegato dalla produttività, la redditività che ha toccato nuovi minimi”. Senza dimenticare “i condizionamenti europei”, su tutti l’euro forte, che frenano – secondo Confindustria – le esportazioni, eccetto che in Germania e il Polonia.
Infine, commentando i dati, il patron di Mapei ha chiesto una forte reazione d’orgoglio: “Non siamo vittime di un destino crudele e ineluttabile, siamo noi che possiamo e dobbiamo costruire il nostro futuro. Serve un salto di mentalità”. Un appello che il premier Renzi dovrà prendere subito in carico, magari prima dell’inizio dei Mondiali in terra carioca.