Elezioni presidenziali e non solo: il nuovo scenario in Repubblica Dominicana
Elezioni presidenziali e non solo: il nuovo scenario in Repubblica Dominicana E’ passata una settimana dalle elezioni presidenziali, legislative e amministrative in Repubblica Dominicana che hanno determinato gli incarichi per i prossimi 4 anni. Tutte le figure elette entreranno in carica il 16 agosto, ma, nel frattempo, il conteggio procede lentamente, soprattutto per quel che riguarda il livello amministrativo, l’unico conteso. Questa la prima pagina del principale quotidiano dominicano, tendenzialmente favorevole al governo, di ieri.
Elezioni presidenziali: record di preferenze per Danilo Medina
I dati più aggiornati riguardano il 95,5 % dei seggi e non lasciano alcun dubbio su chi sia il vincitore di queste elezioni: Danilo Medina, il presidente uscente del Partito della Liberazione Dominicana (PLD), raggiunge il 61,76% dei voti validi. Luis Abinader, principale sfidante, si ferma al 34,99% dei voti. Gli altri candidati hanno valori minimi: Guillermo Moreno (Alinaza Pais) non supera il 2%, tutti gli altri sono sotto lo 0,5%. Danilo Medina registra l’indice di gradimento più alto della storia dominicana, superando il record precedente del 57% di Leonel Fernandez (2004, PLD), un risultato che non lascia alcun dubbio sulla volontà dei cittadini dominicani di continuare con la gestione del presidente uscente che è stato in grado di segnare un cambio rispetto alla gestione precedente di Leonel, pur essendo dello stesso partito. Gli elementi più importanti sono, probabilmente, l’aver raddoppiato l’investimento dell’educazione, l’aver impostato una rete di asili pubblici, lo sviluppo di una rete di microcredito, la realizzazione di alcune opere viarie di grande importanza e impatto, l’aver rinegoziato i permessi di estrazione dell’ora ad opera di compagnie straniere e, soprattutto, l’essersi presentato come una persona in grado di rispettare ed ascoltare i cittadini. Il successo è stato anche quello del suo partito il PLD in grado di raccogliere nella scheda presidenziale più del 50% delle preferenze (nel 2012 aveva meno del 38% dei voti), dimostrando di essere in grado, anche da solo, di vincere le elezioni. Tra gli alleati l’unico risultato degno di nota è quello del Partito Revolucionario Dominicano (PRD) che raccoglie meno del 6%. Il PRD è stato da sempre il principale oppositore del PLD e 4 anni fa aveva raccolto oltre il 42% dei voti. Il PRD, vale la pena ricordare, ha sofferto la scissione di parte dei suoi dirigenti che hanno dato vita al PRM che ha raccolto quasi il 27% dei voti.
Elezioni legislative: Maggioranza assoluta per il PLD che perde alcuni senatori
La situazione di partenza era di quelle irripetibili. Il PLD e alleati nel 2010 avevano conquistato 31 senatori su 32 mentre il restante, il senatore di Higuey, si era comunque alleato al PLD. Alla camera l’alleanza poteva contare con 105 su 178 deputati. Quest’anno il risultato non è mai stato in bilico, ma l’alleanza PRM – PRSC conquista 3 senatori (nelle province di San Pedro de Macoris, Puerto Plata, El Seibo) mentre il Bloque insitucional Socildemocrata (BIS) conquista la provincia di San José de Ocoa, mentre nel resto del paese è alleato del PLD. Il questo scenario il PLD e alleati potranno contare su 29 senatori su 32. Ad oggi non esiste ancora un’assegnazione ufficiale dei posti da deputato. Si profila una larga maggioranza per il PLD. Unico dato certo è che due dei partiti non alleati con gli schieramenti principali, Alianza Pais e il Partito Quisqueyano Demócrata Cristiano avranno un rappresentate grazie alla legge che defisce il diritto di rappresentanza (Diputado Nacional) per le realtà politiche che, non alleate con altri, raggiungono almeno l’1% dei voti ma non eleggono deputati in nessuna provincia. Il ritardo nell’assegnazione dei deputati è uno dei punti più contestati del processo post-elettorale, insieme a diverse amminsitrazioni locali.
Elezioni amministrative: cambiano colore tutte le principali città
I grossi cambi, e le sorprese, si sono avuti nelle elezioni comunali dove i sindaci erano in carica dal 2010. Sembra che un governo lungo di sei anni non abbia giovato alla popolarità degli amministratori locali. La prima grande sorpresa si è avuta a Santo Domingo (Distrito Nacional) dove il sindaco uscente del PLD, Roberto Salcedo, ha perso nettamente contro il candidato dell’alleanza PRM – PRSC mettendo fine a un governo di 10 anni. Anche Santiago cambia colore passa dal PRD a un monocolore PLD con il sindaco uscente, Gilberto Serrulle, che raccoglie solo il 10%. Terza città per importanza, San Fransisco de Macoris e terzo cambio, da PLD a PRM. Cambiano ammistrazione anche San Cristobal, Santo Domingo Norte, passate al PLD, La Vega, Nagua, Samanà e Moca, passate al PRM. Boca Chica è stata vinta dal BIS (contro un candidato del PLD). Risultati a sorpresa nei piccoli comuni di Las Charcas (Azua) dove vince il candidato di Alianza por la Democracia, e Fundación (Barahona) con il candidato de Frente Amplio. Le elezioni amministrative sono quelle che hanno causato maggiori proteste e accuse di brogli con casi di incendio delle urne elettorali come a Santo Domingo Norte e la richiesta di annullamento dell’intero processo come a Santo Domingo Este. In generale sei dei sette candidati alla presidenza sconfitti hanno firmato un documento in cui denunciano brogli e irregolarità, per la maggior parte dovuti al cattivo funzionamento degli scanner per il conteggio elettronico dei voti. Strumento al centro del dibattito degli ultimi giorni di campagna elettorale.
Roberto Codazzi