La notizia di quella che in molti hanno definito come la “tangentopoli della terza Repubblica”, che ieri ha portato all’arresto di 35 persone, su ordine della Procura di Venezia, fra cui il sindaco Pd di Venezia Orsoni e l’ex-governatore, il forzista Giancarlo Galan, è piombata come un fulmine a ciel sereno nelle stanze di Palazzo Chigi. Furibondo il premier Renzi, che proprio ieri mattina ha avuto un colloquio con il Presidente dell’Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone, per discutere del ruolo dell’autorità nella vicenda Expo. L’inchiesta Mose per presunte tangenti, che vede imputati con l’accusa di corruzione, concussione e riciclaggio, diversi esponenti politici locali, agli occhi del premier rappresenta l’ennesima botta alla credibilità dell’Italia: “Ma come, io sto lavorando come un pazzo per convincere gli investitori esteri a venire nel nostro Paese e finalmente c’è un interesse da questo punto di vista – avrebbe confidato Renzi ai suoi -si vede muovere qualcosa, anzi più di qualcosa. Però ecco che il passato sembra voler tornare”. “Sono cose raccapriccianti, che fanno malissimo all’immagine dell’Italia e mai come in questo momento questo è controproducente” ha sentenziato il Presidente del Consiglio, commentando l’ennesima vicenda di cronaca giudiziaria che vede coinvolti politici di entrambi gli schieramenti.
Nel pomeriggio, durante la conferenza stampa a Bruxelles, il premier è tornato sull’argomento “Provo una profonda amarezza ma ho piena fiducia nel lavoro della magistratura”. Il problema sono i ladri, non le regole – aggiunge – i politici corrotti andrebbero indagati per alto tradimento. Non è possibile che chi viene condannato per corruzione dopo 20 anni possa tornare ad occuparsi della cosa pubblica. La mia proposta è di un “daspo” a politici e imprenditori implicati in vicende corrutive. Nelle prossime ore interverremo sugli appalti pubblici”. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, si è detto invece intristito ma non stupito. “Non mi stupisce una situazione di mancanza di concorrenza che determina opacità”
La situazione, legata alle inchieste per le vicende Expo e Mose, rischia di vanificare gli sforzi dell’esecutivo Renzi. Nell’incontro di ieri con il pm Cantone, Renzi avrebbe definito il ruolo del Presidente dell’Autorità nella vicenda Expo, garantendo a quest’ultimo uomini, mezzi e tempi rapidi nella definizione dell’impianto legislativo. In particolare, Cantone premerebbe per la nomina degli altri quattro componenti dell’organismo, posti ad oggi ancora vacanti, e per l’applicazione della legge Severino per dare attuazione ai poteri dell’Autorità. “Bisogna muoversi” questo il dictat condiviso da Renzi e dall’ex magistrato anti-camorra. L’Expo è una vetrina troppo importante per l’Italia e bloccare, mettendo sotto sequestro, i cantieri delle aziende coinvolte nell’inchiesta rischierebbe di allungare i tempi già di per se dilatati per la realizzazione delle opere.
“C’è un problema sulla legge per gli appalti, non è adeguata e va cambiata” ha ammesso Cantone, oggi, in un’intervista a Repubblica. “Opere fatte con deroghe finiscono quasi sempre con fatti di corruzione – sottolinea il pm – c’è una legge inadeguata a gestire le grandi opere. C’è troppo formalismo per le piccole amministrazioni e un difetto per le grandi. C’è sempre bisogno di deroghe, giustificate per fare le opere, che poi producono corruzione. Bisogna migliorare le qualità ispettive, ampliare il potere sanzionatorio e consentire all’Anac di essere più efficiente nei controlli che fa” ha spiegato il Presidente dell’Anticorruzione. E sulla legge Severino aggiunge che “la legge prevede il patto di integrità, una clausola nei contratti che consente la revoca se si verifica un fatto di corruzione. È uno strumento utilissimo che già esiste e che mi auguro che venga applicato”. Nodo da sciogliere resta quello legato alla possibilità da parte dell’Anac di revocare gli appalti: “non ne ho parlato con Renzi, ma sicuramente è uno dei temi da affrontare – ha detto Cantone – quando dimostri che un appalto è oggetto di attività corruttiva è moralmente paradossale che il soggetto che lo ha conseguito continui a lavorare”.
Il presidente Cantone non ha mancato di commentare gli arresti nell’ambito dell’inchiesta Mose: “quello che inquieta è il coinvolgimento trasversale di soggetti diversi, non solo imprenditori e politici, ma anche pezzi del sistema dei controlli, a dimostrazione di come la corruzione riesca a pervadere ambiti più vari” ha chiarito, stamattina, in un’intervista al Mattino, promettendo che “non assisteremo inermi a questi ulteriori fenomeni di corruzione nazionale”.
L’ATTACCO DEL M5S – Sulla situazione è intervenuto anche il Movimento 5 Stelle. Beppe Grillo dal suo blog si è scagliato contro il Pd di Matteo Renzi: “Noi vinciamo poi, intanto arrestano Voi”. Il leader dei pentastellati elenca poi tutti i sindaci democratici arrestati. Il sindaco Pd di Modugno per concussione, arrestato sindaco Pd di Melito Porto Salvo per associazione mafiosa, arrestato sindaco Pd di Venezia per le tangenti Mose, continua l’ennesimo spreco fraudolento di denaro pubblico”.
Carmela Adinolfi