Pensioni e flessibilità: al via il confronto fra Governo e sindacati

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L’incontro previsto per la giornata di oggi presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali tra i rappresentanti del governo e le principali sigle sindacali di riferimento, prevede la trattazione di alcuni nodi gordiani fondamentali per le politiche del Welfare. In primo luogo il piano dell’esecutivo circa le pensioni e la flessibilità in uscita, allo studio dei tecnici già da un po’, recante il nuovo dispositivo relativo al pensionamento anticipato chiamato Ape (Anticipo pensionistico). Tuttavia il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che nell’occasione di confronto con Cgil, Cisl e Uil sarà coadiuvato dal sottosegretario Tommaso Nannicini, dovrebbe esplicitare per grandi linee anche le ipotesi riguardanti l’estensione del bonus di 80 euro ai pensionati, il taglio al cuneo fiscale del lavoro ed una innovativa quanto inedita chance per il riscatto degli anni di laurea. A far da cornice la stabilità economico-finanziaria in vista della prossima legge di Bilancio.

Pensioni anticipate: il dispositivo Ape

Sul tavolo non dovrebbero esserci grossi faldoni di incartamenti e documenti di puntiglio statistico per la giustificazione del portato economico delle manovre in esame. Quello di oggi dovrebbe infatti essere il primo di una lunga serie di confronti con le parti sociali, i quali mireranno ad una condivisione dei lavori di ambito collegiale. Tuttavia il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ed il sottosegretario Nannicini dovrebbero illustrare, quanto meno per sommi capi, l’intervento, allo studio dell’esecutivo, riguardante i trattamenti per le uscite flessibili dal proprio posto di lavoro per gli over 63. Il dossier è quello delle pensioni anticipate attraverso il meccanismo denominato Ape.

Una delle idee allo studio sarebbe quella di applicare delle penalizzazioni medie del 3-4% l’anno, da modulare sulla base del numero di anni scelti per il ritiro anticipato e naturalmente sull’entità dell’assegno percepibile una volta raggiunta la soglia di vecchiaia. I trattamenti dovrebbero essere sfruttabili all’interno di un arco di tempo non superiore ai tre anni ed erogati attraverso un prestito fiduciario garantito da enti di intermediazione finanziaria, banche o assicurazioni, con l’aggiunta eventuale di un piccolo fondo pubblico soltanto per coloro i quali siano in possesso di una bassa soglia di reddito pensionistico. Un’altra ipotesi di palazzo Chigi eliderebbe del tutto la possibilità della partecipazione pubblica onde evitare possibili conflitti con le legislazioni di Bruxelles circa gli aiuti di Stato. A regime, il costo dell'”operazione Ape” gravante sui forzieri dell’Erario, nonostante la sostanziale copertura fornita dai capitali privati, dovrebbe aggirarsi intorno agli 800 milioni di euro e il miliardo.

Pensioni, cuneo fiscale e le altre tematiche del dibattito

Oltre al nodo delle pensioni l’altro grande tema è rappresentato dal taglio al cuneo fiscale del lavoro. Il ministro Poletti ha dichiarato di voler rendere “strutturalmente meno onerosi” i contratti di lavoro a tempo indeterminato. Le intenzioni del governo sembrano dunque strizzare l’occhio alle numerose raccomandazioni, giunteci in questi mesi dall’Unione europea, riguardo lo spostamento della pressione fiscale dal cuneo del lavoro ai beni immobili ed ai consumi. Se il taglio ipotizzato fosse concentrato soltanto sui nuovi contratti stabili, si dovrebbe far fronte ad oneri minimi per 1,5 miliardi. Se invece nei piani di palazzo Chigi ci dovesse essere l’estensione del decalage della decontribuzione per tutti i contratti vigenti, i costi per lo Stato potrebbero lievitare fino ad 8 miliardi.

All’interno dell’incontro fra governo e parti sociali in programma per la giornata odierna, dovrebbe trovare spazio anche la discussione circa l’estensione del bonus di 80 euro alla categoria dei pensionati. Recentemente il presidente del Consiglio Renzi ha tenuto a battesimo la proposta paventando una eventuale necessaria selezione della platea di riferimento, in previsione della prossima legge di Bilancio: “Questa è una delle misure che stiamo studiando. Stiamo discutendo di quali fasce andare a prendere. Ci sono le minime che oggi prendono davvero pochissimo”.
In ultimo, al vaglio dell’esecutivo, anche la possibilità di riscattare gli anni di laurea slegandoli dal conteggio sulla base dello stipendio percepito. Il riscatto diverrebbe così un versamento volontario di contributi. In questo modo, sarebbe in linea teorica possibile scegliere non solo il numero degli anni da recuperare, lecito già oggi, ma anche la somma da versare, ottenendo dunque un significativo effetto sull’assegno futuro.

Riccardo Piazza