Il futuro di Area Popolare ed NCD secondo Alfano
Il futuro di Area Popolare ed NCD secondo Angelino Alfano
“Noi abbiamo fatto una scelta di rottura con la nostra vecchia appartenenza per salvare l’Italia e permettere ciò che si sta verificando: uscita del Paese dalla crisi e sblocco delle riforme. Compiuta questa missione mi sembra serio dire che dovremo fare una bella assemblea anche per pensare a qualche novità”.
Il ministro dell’interno Angelino Alfano, in una intervista rilasciata al Corriere della Sera, è tornato ancora una volta sul futuro politico della fazione unitaria di Area Popolare, parte organica della maggioranza e piattaforma, invero non sempre stabile, per il governo guidato da Matteo Renzi.
Ottobre 2016: non solo l’orizzonte per il referendum costituzionale, secondo Alfano
Alfano ha ben chiaro che i cinque mesi che separano l’Italia dall’importante voto per il referendum inerente la riforma costituzionale, non saranno soltanto assorbiti dalla campagna politica in favore di un Sì eventuale per il cambiamento del Paese, coronamento ipotetico questo, del sogno di una maggioranza allargata e di scopo di cui Area Popolare è parte integrante.
Nel futuro dello schieramento politico del titolare del Viminale, vi sarebbe infatti quel famoso “tagliando” d’intenti per meglio comprendere azioni e tensioni del partito in vista delle prossime elezioni del 2018. Insomma non soltanto il cambiamento della Carta costituzionale, ma anche un possibile Congresso che riunisca le forze moderate del centrodestra alternative alla sinistra di Renzi, come anche alle velleità di Salvini: “Un nuovo movimento politico di impronta liberale e popolare, al quale stiamo già lavorando, che andrà oltre Ncd e punterà a rappresentare quei milioni di italiani che non vogliono votare Pd, ma non accettano la leadership di Salvini, cioè l’estrema destra che può fare solo male all’Italia e all’Europa. Non hanno una rappresentanza e infatti non vanno a votare”.
Nel trarre una specifica tassonomia delle riforme e dei provvedimenti adottati, sostenuti e convertiti in legge grazie all’appoggio numerico e di sostanza dialettica, il ministro ha ricordato il mercato del lavoro, l’abolizione momentanea della tassazione sui contratti a tempo indeterminato, il superamento dell’articolo 18 e la nuova giurisdizione per la responsabilità civile dei magistrati, Alfano ha voluto sottolineare il peso specifico del gruppo di cui è membro di spicco.
Il titolare del Viminale ha inoltre tenuto a specificare l’eccezionalità della proposta legislativo-parlamentare in atto: “Noi siamo soddisfatti del lavoro fatto fin qui: abbiamo votato con grande convinzione leggi e riforme che portano la nostra traccia perché figlie della nostra storia e delle nostre proposte, altre siamo riusciti a impedirle. Non bisogna ad ogni modo dimenticare che quanto fatto fin qui si deve comunque a una legislatura nata senza vincitore e all’alleanza tra formazioni di origini politiche diverse”.
In ultimo Alfano si è poi soffermato sul recente scontro di valore con il Pd riguardo la riforma del sistema giudiziario penale e la specifica diatriba sulla rimodulazione della prescrizione, auspicando una sostanziale conferma del testo presentato dall’esecutivo: “Non vogliamo diminuire la prescrizione, né abbreviarla, ma non si può indagare qualcuno a 30 anni e archiviarlo a 60″ dunque, ha chiosato il ministro, “rimaniamo al testo approvato dal governo. Non possiamo far prevalere un residuo giustizialista della vecchia sinistra”.
Riccardo Piazza