Brexit ed oltre: la mappa degli stereotipi britannici sull’Europa
Brexit ed oltre: la mappa degli stereotipi britannici sull’Europa
Il 23 giugno il Regno Unito sarà chiamato alle urne per decidere se restare o meno all’interno dell’Unione Europea, di cui fa parte ininterrottamente dal 1° gennaio del 1973. E mentre gli ultimi sondaggi continuano a dipingere una situazione piuttosto fluida, c’è chi prova a rappresentare graficamente i sentimenti del popolo britannico nei confronti del resto d’Europa.
E’ il caso della mappa illustrata con cui Indy 100 – sezione del quotidiano britannico The Independent – mostra gli stereotipi dei cittadini UK verso il resto della popolazione del vecchio continente. (cliccando sull’immagine è possibile visualizzare una versione più ingrandita)
Non solo Brexit: la mappa degli stereotipi britannici sull’Europa
Il grafico presenta diversi spunti di riflessione. Innanzitutto, particolare importanza viene riservata – in determinati casi – all’appartenenza o meno all’UE e/o all’approccio nei suoi confronti. E’ il caso della Norvegia (“fuori dall’UE”) ma anche della Grecia – il cui stereotipo recita “vuole lasciare l’UE” – e della Lettonia (“vuole adottare l’Euro”).
Per quanto riguarda l’area dell’Europa centro-orientale entrano in gioco altri fattori, come per esempio il rapporto con Mosca (bollata come “omofobica”). E’ il caso della Bielorussia (“ama la Russia) oltre che di Ucraina e Polonia (“odiano la Russia”).
Il sentimento di amore ed odio tra Paesi è un fattore che entra in gioco anche per “bollare” altri Stati. Gli esempi sono diversi, a partire dall’Ungheria (“odia la Romania”), continuando con Cipro (“odia la Turchia”), la Macedonia (“odia la Grecia”), l’Albania (“ama l’America”). Ma amore ed odio vanno anche oltre lo scontro tra singoli Paesi, come nel caso della Francia “antisemitista”, l’Austria “razzista” e la semplicemente “odiata” Serbia. Senza dimenticare chi “ama il basket”, come la Lituania.
Il versante socio-economico è un altro settore in cui gli stereotipi fioccano. A partire dalla penisola iberica, con il Paese della “disoccupazione alta” (Spagna) e quello del “debito imponente” (Portogallo). Passando poi ai più semplici stereotipi di nazione “ricca” (Svizzera) o “povera” (Bosnia e Moldavia). Il concetto di povertà vale anche per aree interne al Regno Unito, come Galles e Irlanda del Nord, mentre gli scozzesi sono semplicemente “grassi”. Non manca anche la fede, con la “religiosa” Romania e “l’atea” Repubblica Ceca.
E l’Italia? Qui invece entra il gioco un fattore legato alla mera conformazione geografica. La nostra penisola è infatti definita semplicemente “a forma di stivale”. Sarà il caso di ritenersi grati – per aver evitato definizioni ben peggiori – o sintomo di scarsa considerazione?