Confcommercio vede nero: 11 anni per tornare ai livelli di consumi pre-2008, ovvero precedenti alla crisi economica e finanziaria. Crescita lenta e consumi fermi.
L’Ufficio Studi della Confcommercio non lesina commenti negativi, quando necessari. Ed oggi è uno dei quei giorni in cui l’economia italiana è analizzata al vetriolo: sebbene il Pil salga dello 0,5% in questo anno, la crescita toccherà appena un +0,1%. E se si pensava che il dato peggiore fosse quello degli 11 anni necessari per tornare ai livelli precedenti al 2008, non si è calcolata la stagione 2015, quando nel Meridione si toccheranno i 12.160 euro pro capite, un dato inferiore a quello di venti anni fa addirittura.
Tuttavia il 2015 non sarà completamente negativo: si stima il Pil a + 0,9% e una crescita dei consumi allo 0,7%. Nel dossier è scritto come “crescerà la fiducia ma consumi e investimenti mostrano l’altra faccia del Paese, quella di un’economia reale drammaticamente ferma al palo”. E le imprese sono espressione di questa situazione tragica: in appena tre msi (gennaio-marzo 2014) sono state chiuse 12.000 imprese. L’80% di queste sono non alimentari (abbigliamento soprattutto). Per queste è stato fatale “il combinato mal-disposto di Imu, Tasi, Tari”, tasse in successione secondo il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, che conclude: “Non soltanto c’è il rischio di un incremento di pressione fiscale – bensì – c’è anche un problema di crescente incertezza su quanto, quando e come pagare questi complicatissimi tributi. Semplificazione, dunque”.
Daniele Errera