Da una parte la diplomazia internazionale, dall’altra le truppe che si fronteggiano. In mezzo, una popolazione che cerca una via di fuga da un’escalation di violenza che fa temere il peggio. Nell’est dell’Ucraina si continua a combattere, mentre a Bruxelles i leader europei avvisano Mosca.
Dal G7 riunitosi a Bruxelles sono arrivate nuove minacce per la Russia, che per la prima volta resta fuori dal tavolo dopo l’annessione della Crimea: se Mosca non accetterà i risultati delle elezioni presidenziali ucraine e se non smetterà di appoggiare i separatisti, i capi di Stato e di governo dei sette grandi sono “pronti a inasprire le sanzioni mirate e mettere in atto sanzioni supplementari”. Minacce a parte, la strada maestra per i leader occidentali resta quella del dialogo. Angela Merkel ha precisato che scatteranno sanzioni contro la Russia solo se non ci sarà alcun tipo di progresso. Dal G7 sono arrivate parole anche per il governo dell’Ucraina, invitato a “mantenere un atteggiamento moderato nel proseguire le operazioni di restaurazione della legalità e dell’ordine”.
Kiev nel frattempo ha deciso di sigillare in parte il confine con la Russia per impedire l’arrivo di armi e miliziani. Una mossa che non è piaciuta a Mosca: “Invece di aprire questi confini per tutti coloro che desiderano lasciare l’area delle azioni militari, essi vengono chiusi. È assolutamente offensivo e inaccettabile“, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri russo.
È ormai certo che sul campo di battaglia nelle fila dei separatisti ci sono anche cittadini russi. Ma oltre a loro sarebbero presenti anche dei ceceni. Lo ha scritto il tedesco Spiegel: alcuni combattenti nella regione di Donetsk dicono apertamente di essere arrivati per ordine di Ramzan Kadyrov, leader paramilitare e primo ministro ceceno che gode dell’appoggio di Mosca. Kadyrov ha però negato di avere a che fare con la presenza di guerriglieri ceceni sul territorio ucraino.
Nel frattempo proseguono gli scontri nell’est del paese. La BBC ha descritto Donetsk come una città in un limbo, circondata da una battaglia aspra e sanguinosa. A Sloviansk, roccaforte dei separatisti filorussi, non c’è più acqua. Stesso copione in altre cittadine nella regione orientale di Donetsk. Un attacco militare condotto dall’esercito ucraino ha danneggiato una centrale elettrica che alimentava l’acquedotto. Secondo le autorità russe, nelle ultime 24 ore più di 8mila cittadini ucraini in fuga dalle violenze sono arrivati nella regione meridionale russa di Rostov sul Don.