Scampato pericolo. Il Consiglio d’Europa promuove i “significativi risultati” ottenuti dal governo sull’affaire sovraffollamento carcerario. Un anno fa la sentenza Torrigiani aveva allarmato le più alte cariche dello Stato tanto che Giorgio Napolitano era spesso intervenuto affinché le Camere approvassero provvedimenti seri in materia. Sul tavolo erano tornate, addirittura, le parole “indulto” e “amnistia”. Oggi invece il comitato ha riferito che riprenderà la questione “al più tardi nella sua riunione del giugno 2015” dopo aver analizzato attentamente i progressi fatti. Una buona notizia per il governo Renzi che paventava una nuova batosta extra nazionale.
Eppure, nel Rapporto 2012 del Consiglio d’Europa uscito il 29 aprile scorso, l’Italia ne era uscita con le ossa rotte: 66.271 detenuti per 45.568 posti disponibili ovvero 154,8 prigionieri per 100 posti contro una media europea di 98 su cento. Peggio di noi solo la Serbia con un rapporto detenuti/posti disponibili di 160 a 100. Sempre secondo il suddetto Rapporto, l’Italia risultava anche essere uno dei paesi col maggior numero di suicidi in carcere secondi soltanto alla Francia (100 persone nel 2011): 63 suicidi in cella contro i 57 di Inghilterra e Galles e 53 della Germania.
“Il comitato dei ministri riconosce i “significativi risultati” già ottenuti e “accoglie positivamente l’impegno delle autorità italiane” attraverso “le varie misure strutturali adottate per conformarsi alle sentenze” dell’istituzione che ha sede a Strasburgo. Niente richiami, niente multe. L’Italia è ripartita sui binari giusti, dice l’Europa (almeno sul fronte carcerario). Subito è anche arrivato il commento del vicepresidente del Csm Michele Vietti che ha invitato comunque a “non dormire sugli allori” perché l’Italia continua ad “essere sotto osservazione” e “tutti gli allarmi lanciati, a cominciare da quelli del capo dello Stato, rimangono drammaticamente attuali”.
Giacomo Salvini