Dopo giorni di polemiche e accese discussioni, anche stavolta sarà la comunità del web a decidere con chi dovrà allearsi il Movimento Cinque Stelle in Europa, come accade ormai di consueto per alcune delle scelte più rilevanti, specie se queste comportano notevoli ricadute sul piano mediatico. Dopo aver consultato il guru Gianroberto Casaleggio presso il suo studio milanese, Giuseppe Brescia e Maurizio Buccarella, rispettivamente capigruppo grillini alla Camera e al Senato, hanno ufficializzato la decisione, rivendicandola come “un unicum della politica”.
Com’è noto, all’indomani delle elezioni europee, Grillo aveva incontrato per un pranzo Nick Farage, leader dell’Ukip, formazione euroscettica il cui exploit (27,5%) sembra aver spezzato il secolare monopolio bipolare che caratterizza il sistema partitico del Regno Unito, seppure in una second-order election. L’antieuropeismo e la comune eccentricità dei due leader non sono apparsi però bastevoli per un accordo (almeno per il momento). L’incontro con Farage, infatti, ha suscitato profonde critiche anche all’interno del Movimento, causa la connotazione omofoba, sessista e xenofoba che talora caratterizza i discorsi del politico inglese. Lo stesso Dario Fo, “sostenitore critico”, del M5S, in un’intervista al Fatto Quotidiano, ha messo in guardia dai pericoli che potrebbe comportare un’alleanza con l’Ukip.
L’Ukip, lo ricordiamo, aderisce all’eurogruppo “Europa della Libertà e della Democrazia”, il quale si colloca decisamente alla destra dell’emiciclo di Strasburgo. È probabile che la larga fetta dell’elettorato grillino (attivo e passivo) politicamente formatasi tra meet-up e popoli viola non gradisca una decisione di questo genere, con potenziali conseguenti fuoriuscite.
Per questo, l’ala più “progressista” del M5S ha spinto per un dialogo con i Verdi, una soluzione che – a dire il vero – potrebbe rappresentare un equilibrato compromesso fra le varie anime interne al movimento. Le posizioni comuni certo non mancano (dallo sviluppo sostenibile all’antinuclearismo) e allo stesso tempo i Verdi rappresentano una realtà deideologizzata e, seppure generalmente schierata a sinistra, estranea ai rapporti di forza partitici che i grillini non fanno mistero di detestare.
I Verdi europei, tuttavia – che in Europa possono contare su 52 eletti (quarto gruppo europeo) – hanno già manifestato, per bocca del portavoce Vula Tsetsi, la propria indisponibilità ad un patto duraturo con il Movimento Cinque Stelle. A rincarare la dose ci ha pensato anche Greenpeace, gruppo di interesse vicino all’eurogruppo ecologista, dal quale sono emerse preoccupazioni per un eventuale ingresso nei “Greens” del M5S, poiché quest’ultimo non prenderebbe sul serio il Parlamento Europeo.
In ogni caso, adesso la parola alla rete. Nel frattempo, ci si lecca le ferite della sconfitta e intanto – dal punto di vista logistico – ci si riorganizza per un’istituzione in cui i grillini si preparano a fare il loro ingresso per la prima volta. “È necessario migliorare l’attuale comunicazione del M5S per poter vincere le prossime elezioni politiche” scrivono sul blog del Movimento Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, esponendo la riorganizzazione effettuata (Messora a Bruxelles, Biondo-Loquenzi alla Camera e Casalino al Senato). “Errori ne sono stati fatti, è umano, chi non fa non sbaglia. Per ripartire bisogna prenderne semplicemente atto”, aggiungono.