Elezioni Roma: Berlusconi e l’antinomia capitale
La prima sessione di queste elezioni amministrative, che richiamavano al voto un bacino di utenza corposo, più di 13 milioni gli aventi diritto, si è chiusa con ben poche certezze e con molte ombre cinesi: un ormai sempre più netto tripolarismo di una nascente terza Repubblica, il distacco dalla proposta ideologica e politica classica accompagnato dal trionfo non sempre trasparente delle liste civiche, e la disgregazione della fenomenologia del Partito per come la si è intesa nei grandi movimenti di massa del XX secolo. Nei sette capoluoghi di Regione in esame, dove si votava con un sistema maggioritario a doppio turno, soltanto a Cagliari si è arrivati ad una elezione diretta del primo cittadino grazie al superamento della quota del 50 per cento delle preferenze, il quale ha permesso di evitare il ballottaggio. In tutte le altre grandi zone geografiche d’interesse si dovrà invece attendere la decisiva tornata del 19 di giugno, quando a sfidarsi saranno i candidati principali dei primi due schieramenti in ordine di voto.
Elezioni Roma: il contesto capitolino
A Roma l’affermazione del Movimento Cinque Stelle e di Virginia Raggi è stata abbastanza netta: il 35,2% dei voti può esser interpretato quale buon Vallo di Adriano rispetto al risicato 24,9 per cento maturato dal candidato del Partito democratico Roberto Giachetti. Eppure il buon senso obbliga a non tracciare linee perentorie e definitive. Si preannuncia un secondo turno al fulmicotone in virtù di una “equazione romana”, nelle intenzioni di voto, aperta e con più di una incognita.
Una variabile impazzita è certamente rappresentata da una delle tre gambe del succitato tripolarismo claudicante: parliamo di quel Centrodestra a guida Berlusconi, nella capitale sonoramente sconfitto e disgregato a scapito del duo Salvini-Meloni.
Elezioni Roma: l’antinomia di Berlusconi
Il Cavaliere ha, al primo turno, appoggiato Alfio Marchini per la guida del Campidoglio. Molti analisti in queste ore hanno parlato in tal proposito, alla luce dei risultati incerti del 5 di giugno, di un vero e proprio suicidio politico, altri di una mossa studiata a tavolino. Per definizione una antinomia è un dilemma di cui entrambe le soluzioni, tesi e antitesi l’una dell’altra, possano verificarsi utili al fine della decifrazione dell’enigma. Un paradosso.
La frattura del Centrodestra maturata a Roma potrebbe non essere soltanto frutto della casualità e del nervosismo da isteria collettiva. In altre parole l’ex premier potrebbe aver appoggiato l’imprenditore Marchini per ribadire la sua leadership e il peso specifico della componente di Forza Italia all’interno dell’intera coalizione. Il venturo ballottaggio di Milano, dove lo schieramento viaggia unito sotto l’egida di Stefano Parisi, sembrerebbe poter avvalorare tale scenario.
Elezioni Roma: le scelte del Cavaliere
Nei momenti immediatamente successivi allo spoglio delle schede elettorali, mentre i principali candidati ed i loro staff di riferimento si affrettavano febbrilmente ad allestire le conferenze stampa ufficiali per gli approfondimenti pubblici da parte di coloro i quali, a torto o a ragione, si consideravano i vincitori e da parte di coloro che “dati alla mano” invece si dichiaravano “non vinti”, Silvio Berlusconi taceva, sia sugli avvenimenti di Roma che su quelli di Milano.
Soltanto nella tarda serata di ieri, in una nota affidata alle colonne del Corriere della Sera, il Cavaliere dava alcune linee guida per l’elettorato sottolineando l’importanza della partecipazione alla prassi democratica del voto, specie a fronte della elevata quota di astensione, in tutte le città chiamate alle sfide del ballottaggio.
“Fondamentale è ricordare l’importanza di esercitare sempre e comunque il diritto di voto”. A ruota sono arrivate anche le direttive da Forza Italia: “Un pressante appello a tutti gli Italiani ad andare a votare il 19 giugno”. Nel testa a testa che si terrà fra Roberto Giachetti e Virginia Raggi, il bacino del consenso, nello specifico quello ancora fedele alla dialettica di Arcore, potrebbe fluttuare e non poco. Le prossime scelte del Cavaliere, in questo senso, saranno dirimenti. A margine della nota, Berlusconi ha infine dichiarato di voler votare scheda bianca “per sottolineare l’inadeguatezza di entrambe le proposte politiche”: tutto, meno che un invito a disertare le urne.
Riccardo Piazza