Prima di domenica 5 giugno, Torino pareva una partita già vinta per il Pd. La rimonta della candidata del M5S, Chiara Appendino, ha rimesso tutto in discussione e costretto Piero Fassino al ballottaggio del 19 giugno. Ma come mai il candidato di centrosinistra, trionfante nel 2011 al primo turno, ha dovuto faticare così tanto?
Per rispondere a questa domanda ci viene in aiuto l’analisi del flusso di voti elaborata da Swg. Stando ai dati, il Pd ha disperso parte del suo bacino elettorale. Un 10% è andato al Movimento 5 Stelle, un 20% è scivolato verso liste e partiti della coalizioni di Fassino mentre un altro 20% si è rifugiato nell’astensione e in alcune liste civiche.
Oltre ai dati negativi ce ne sono alcuni di positivi. Soprattutto per Fassino che, va ricordato, ha ottenuto un più 6% di voti personali rispetto alla coalizione.
Segno che la sua è una candidatura forte e il suo operato è stato apprezzato dalla città. Anche e soprattutto dagli elettori Pd. Infatti, il 70% di coloro che hanno votato il Partito Democratico alle Europee ha deciso di dare fiducia a Fassino che ha raccolto anche il voto di quella parte di elettorato dem (10%) che alle Europee si era astenuto.
Comunali Torino, Appendino sicura di colmare il gap
Per Chiara Appendino non sarà facile effettuare la “remuntada” come riuscì a Pizzarotti a Parma nel 2012. La candidata del M5S, in un’intervista a Repubblica, si è detta però sicura di riuscire a colmare il “gap” che la separa da Fassino. “Torino è una roccaforte del Pd. Per noi andare al ballottaggio è un risultato straordinario. Credo che il gap tra me e Fassino sia colmabile. Il Pd ha perso 90mila voti”.
Un aiuto, probabilmente, arriverà dall’elettorato leghista e moderato. Matteo Salvini, ieri in conferenza stampa, ha dichiarato che se fosse torinese voterebbe Appendino. Un endorsement confermato anche dai dati raccolti da Swg che rivelano come una parte dell’elettorato (10%) che votò centrodestra alle Europee, sia pronto a scegliere la candidata M5S al secondo turno.