Elezioni comunali, lo studio Cattaneo: il M5S non riporta al voto gli astenuti
Il M5S si radica sul territorio ma non riporta al voto gli astenuti. A dirlo è lo studio condotto dall’istituto Cattaneo sul voto alle amministrative del 5 giugno, che ha preso in esame i risultati elettorali – comparandoli a quelli delle politiche 2013 – di 7 città “medio-grandi”, ad esclusione delle big (Roma e Milano): Torino, Napoli, Bologna, Rimini, Novara, Salerno e Cagliari.
Sul tema dell’astensione, Cattaneo rileva come la fetta più grande provenga – come facilmente preventivabile – da elettori che si erano già astenuti alle politiche del 2013, con valori che vanno dal 46 (Rimini) al 67% (Napoli). Variabile è la quota di astensionisti provenienti dal M5S e dal centrosinistra, mentre la quota di centrodestra appare piuttosto consistente in tutte le città prese in esame.
A proposito del M5S, Cattaneo analizza il cosiddetto voto “in uscita” dal Movimento. Secondo l’analisi un flusso verso l’astensione c’è ancora – in particolar modo in città in cui è assente un candidato di bandiera, come Rimini – pur diminuendo rispetto al passato, segno di una maggior fidelizzazione.
Per quanto riguarda invece il flusso grillino “in entrata”, Cattaneo evidenzia una scarsa capacità da parte del M5S di attrarre i cosiddetti astensionisti, mentre è decisamente superiore il flusso di voti di provenienza dal centrosinistra.
Con riferimento al PD, il tasso di fedeltà si aggira quasi uniformemente al di sopra del 60%, con l’eccezione significativa di Napoli che, insieme a Cagliari, rappresenta la città con il maggior flusso in uscita dal PD e diretto verso l’astensione.
Riguardo al centrodestra, altissima risulta a Torino la fetta degli elettori del defunto PdL trasferitasi nel bacino dell’astensione, mentre a Rimini e Salerno è cospicuo il passaggio addirittura nell’area di centrosinistra.